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C. 9v:

Pigliatosi il S. Pellegrino il Fanciullo per la mano, e colla destra appoggiatosi al suo bastone s'incaminò per andare all'incontro del gran Dragone, il quale si dice essere invasato d' un Demonio chiamato Rufo, o sia Ruphiel, che di chiunche faceva straggi e vendetta, apportando terrore, e spavento non solo agli uomini m'anche all'animali della terra, che al solo orlo spaventoso fuggivano tremanti e si nascondevano. Veniva accompagniato il Santo vecchio da Soldati armati, da Ministri, e concorso d'altre persone, e fra gl'altri l'afflitta Madre del Fanciullo e parenti che piangevano la disgraziata morte che dovea succedere del nico e grazioso parvoletto. Alcuni lo seguivano da lontano per pura curiosità e dicevano; oh che insensato Pellegrino: Or vedremo al cimento come il grande e forte Dragone, preda farà e dal vecchio e dal fanciullo, e guardando da lontano erano aspettatori del fatto: Nel mentre avvicinandosi il Santo Vecchio a passi lenti, con magnifica presenza, con volto sereno risplendente giolivo e risolente, scendeva dal monte il maligno serpe, credendosi già che si portava il delizioso, e desiderato alimento, com'era stato solito In quell'ora destinata, per allegrezza tripudiava, e con gli salti che per la festa faceva, caggionava grandissimi strepiti e rumori. Fattosi da poi più da vicino, e scorgendo il Santo Vecchio, si cambiarono le scene, poichè s'intimorì talmente ch'incominciò a tremare, e spaventatosi si rivolgè per terra, fremendo spomando, e urlando con l'ali ribatteva e percuteva il suolo: il rumore dei quale ingeriva timore e confusione agli spettanti, ed ivi trattenutosi non ebbe più ardire di passare più oltre: Ma Pellegrino intrepido sempre fidando in Dio, più inoltrandosi, al Dragone liberamente offeriva il Fanciullo in cibbo; e il Dragone urlando strepitosamente, pareva che buttasse fuoco dagl'occhi e narici, e ritornandosene indietro per quella salita del Monte portò al Santo fino alla grotta ove era il suo covile. Allora pieni di terrore quei che lo seguivano, e nel medemo tempo stupidi e meravigliati come il feroce Dragone alla sola veduta del Pellegrino, perse il suo solito vigore, e fortezza, andavano da lontano seguitandolo , altri stupiti fuggirono, e dicevano fra di loro pensando che ivi nella grotta il serpe farà stragge non solo del Pellegrino e del Fanciullo, m'anche devorirà i circostanti e di quanti v'interveniranno assieme. La Madre del Fanciullo ed altri parenti animati e incoragiti dal Santo Pellegrino sempre li furono appresso seguitandolo, non curandosi delli gridi e fercocità e bruttezza del Serpe, l'amore che portava al figlio la Madre la faceva immemore del pericolo e della morte.

C. 10v:

Condotto ch'ebbe il gran Dragone al suo nemico Pellegrino fino nella grotta dove essendo già ristretto sino al fondo di quella spelunca, il Santo col nico Fanciullo alla mano, s'appressò vicino al Dragone con la bocca aperta che mostrava arrabiate l'acute scaglioni, e denti molari, e con le zampe che pareva volerlo sbranare; a questo spettacolo per il terrore molti se ne fuggirono, m'altri più curagiosi si stesiro all'entrata della caverna per vederne il fine, credendosi che il Serpe riscaldandosi, infuriato, dovesse devorare al pellegrino al Fanciullo, e a quanti vi erano di presenza. Vedendo, che quello richiamando in tal cimento gl'ultimi attentati con lo sforzo dell'aperta bocca sperava strappare per assorbirsi il bramato fanciullo, che mostrava, ma restò dall'intutto deluso, perchè allora il Santo Pellegrino, segnandosi col segno della Santa Croce, a nome di Dio, nell'aperta bocca gli conficcò il bastone che teneva nella mano, e con l'altra conservò il Fanciullo, il quale atterrito e spaventato mandò dalla bocca un forte sgrido, mentre il Santo Vecchio conculcando col piede il gran Dragone, e col bastone calcandolo, l'abbattì fin tanto che strisciandosi con ogni velocità allo speco d'un buco lo precipitò, e soffondò, per quella scoscesa balza, e serrandoci quella apertura d'allora innanzi non ebbe più ardire d'uscire e far pompa di se. La povera Madre del Fanciullo, che ivi puoco distante con altri parenti si trovava, al rumore strepitoso, a i rugiti del Dragone che ribombavano per quella grotta, e al grido spaventoso del Figlio suo unico bene, credendosi che il Drago se l'avesse devorato, gridò anch'essa dicendo: Figlio - figlio - mia cara gioia, mio caro pegno, mio unico bene, e cosi dicendo quasi svanì, graffiandosi la faccia, tirandosi i capelli, e battendosi con pugni il petto, fu trattenuta da i parenti, i quali anche con singulti e sospiri piangevano dirottamente. A questa si spaventosa tragedia, tutti gl'altri che ivi erano venuti, e che stavano da lontano per vedere, e sentirne il fine dell'affare, credendosi gia certamente, che il Serpe, avesse sbranato al Vecchio, al Fanciullo, e a quei che ivi vicini si trovarono, giudicandoli come estinti e morti, si diediro velocemente a correre per quei balzi e monti; il che osservato d'altri della città, si posiro quasi tutti il visbiglio, atterriti e confusi, molto più li faceva dubbitare la dimora di quei parenti che erano andati col Fanciullo non descesiro in citta per spazio di puoche hore; e per ciò timorosi stavano con spettativa e sollecitudine per chiarirsi dell'affare, e del successo.

C. 11v:

Allora il Santo Vecchio Pellegrino in sprofondare che fece quel gran diabolico Dragone, e in allibertare la vita a quell'innocente Fanciullo, e medesimamente in esentare quel Popolo dal invasione dell'iniquo Serpe; in quel stesso luogo pososi inginocchione, ed inalzando le mani al cielo, rendette grazie al grande Dio, e poi baciando molte volte la terra in segno di ringraziamento, si alzò, e col Fanciullo Liberato, andò a ritrovare la Madre e Parenti di quello, che discosti si erano da quel luogo, e che incontinentemente piancevano la perdita del Fanciullo credendolo già morto. Allora il Santo Pellegrino chiamò quella donna e li consegnò il Figlio vivo, dicendogli: Donna, ecco il tuo Figlio Liberato; non più lagrime non più sospiri, non più timori; e voi genti rallegratevi, e morto il Dragone, ne ha più possanza Rophiel; rendete grazie al mio grande Dio, e ad egli solo date l'onore e la gloria. Vedendo l'afflitta e sconsolata donna consegnarsi dal Pellegrino il Figlio vivo e senza verun male, corse con le braccia aperte ad abbracciarlo, così anche il Fanciullo abbracciatosi al collo della Madre mostrava sentimenti di giubilo e consolazione e pieni anche tutti gl'altri d'allegrezza, e attoniti e stupefatti d'un si gran portento, si per la liberazione del Fanciullo a cui li restò il nome di Liberato, si anche per la distruzione del Drago, umiliati tutti si buttarono a piedi del Santo liberatore con vehemenza di cuore lo ringraziarono. Allora Pellegrino sciolse la lingua in lodare a Dio, e ringraziandolo di tanti beneficij ricevuti, ci fece un sermone istuendoli nella fede e legge di Gesucristo, li licenziò dandoci la sua benedizione, e li primi che si convertirono e ricevettero il santo Battesimo fu Liberato, la Madre, e l'altri suoi parenti. Il Santo Pellegrino si rimase in quella stessa montagna che sin oggi si chiama Ghulega, quale si elesse per sua abitazione; e salendo su di quella Grotta ove sprofondò il Dragone trovò un altra grotta più piccola, ed ivi si pose a fare orazione, e vita santa eremitica. La Madre col Figlio accompagnata da servi e parenti se ne scesiro alla città tutti lieti e contenti, vennero a raccontare il prodigio meraviglioso operato dal Pellegrino. Concorsero molti a folla persentirne il fatto ed il successo e specialmente quei curiosi aspettatori, che credevano forse il Pellegrino, il Fanciullo, la Madre, i Parenti, e l'altri ancora, che dimoranti erano nel monte, il Drago ne avesse fatto preda ed eccidio; ne restarono poi storditi, e quasi immobili in sentirne raccontare tutto il successo in lode del gran Pellegrino ed in vedere liberato e vivo il Fanciullo.

C. 12v:

Non si può esincerare quale fosse la consolazione di quella Madre per la liberazione del suo unico amato Figlio; ne esplicare si potrà il giubilo e contento provò il popolo Triocolitano per essere liberato ed esente dall'orribile giogo ed invasione di quel feroce Dragone e della morte. Le Madri co i loro figli e nichi Bambini festegiavano, e sentendone il successo vittorioso del Pellegrino, riempì i petti di quella città, e di quei popoli d'allegrezza indecibile. Corsiro quasi tutti a ringraziare e dare viva a Pellegrino, e sicuri e senza timore salirono quel Monte, accertandosi veramente che il Drago era morto e sprofondato nel cupo abisso. Vennero a ritrovare il Santo Pellegrino che ritirato si era in quella grotta, la quale di dentro e fuori era piena e di vuomini e femine allora a folla concorsi. Il Santo Vecchio presa la Croce in mano incominciò a predicarci la fede ed evangelio di Gesucristo ed istruendoli bene ne i dommi della religione Catolica, e sentendo che quei costantemente credevano tutto quello che Pellegrino predicava, li battezzo, e fece cristiani. Venne la Madre col Figlio liberato, a portarsi assieme a piede del Santo con una ciurmaglia di persone, e di vuomini e donne, grandi e piccioli, li quali convertiti alla fede furono anche battezzati e fatti cristiani, e li primi che si battezzarono, fu la Madre ed il Figlio Liberato, la quale portò un può di pane ed altre coselle da mangiare per ristorare le debbolite forze del Santo Pellegrino, e non accettò altri doni, e rigali che alcuni gli feciro, offerendogli in segno di gratitudine e di beneficenza, fur che qual che piccolo pezzetto di pane, accettandolo per limosina e carità. Concorse da poi il rimanente del popolo a buttarsi a piedi di pellegrino ringraziandolo di si gran beneficio, e il Santo voltatosi a quelli gli disse: non ti maravigliare o Popolo mio diletto, su di ciò, che abbiate veduto, e del pane in pietra, e d'un Dragone distrutto, non sono stato io che l'ho fatto; ma e stata la virtù dell'invocazione del solo nome potentissimo, del mio signore Gesucristo, il quale nacque da una vergine, pati e mori in croce per redimere il mondo. Il mio Dio e onnipotente vivo e vero, e colui che credirà in esso, e si battezirà, sarà salvo: ciò dicendo, distrusse bene nella santa fede, li battezò, e si feciro Cristiani.

C. 13v:

Avendo licenziato il Santo Pellegrino a tutti quei d'ogn'uno ritirarsi alle loro case, li fece ringraziare il grande e Misericordioso Dio, gli diede la sua pastorale Benedizione, contentissimi si partirono. Non lasciavano fra tanto, e di giorno, e di notte visitarlo in quella grotta ove egli si aveva ritirato, e desti
nato per sua abitazione. Non faceva altro il Santo Vecchio in quella aspra ed umida grotta che stare in continui esercizi di orazione, di penintenze, e di profonda meditazione, innanzi di una croce, che ivi aveva collocato ed eretto come d'un altare; e tante alle volte venendo di quei a visitarlo, lo trovavano rapito in estasi e sollevato da terra, ed altre volte si trovava circondato di lume divino, e lo sentivano parlare con uno a cui quei non vedevano, che si giudica essere l'Angelo di Dio. Dormiva su la dura terra, in continui digiuni, mortificazioni ed asprezze del suo proprio corpo. Amava la solitudine, era umile, prudente, caritativo col prossimo, paciente nelle avversità, affabile nel conversare, dolce nel parlare, dotto, santo, e adorno d'ogni virtù. Era di buona statura, di bella, e splendida faccia, di bella presenza, venerabile e degno d'essere amato da tutti. Si dice che quando capitò nella Sicilia fosse stato in età di anni quaranta in circa, e che abbia morto in età di anni settanta in circa, talmente che vi dimorò in quella quasi anni trenta sempre predicando catachizando e convertendo anime a Dio. Si vede ancora fin al giorno di oggi che in quella grotta, ove il Santo Pellegrino sprofondò il Dragone, vicino al buco, nella viva pietra vi e l'impressione della pianta del piede del Santo, con tutti quei liniamenti, come se fosse stato improntato in morbida creta; ed in venerazione gli antichi gli formarono una cappelletta, e fin al presente di si venera dal popolo e da qualunche che vi concorre, con ammirazione miracolosa di quell'impronta di piede igniudo stampato nel duro sasso. Ancora si vede il buco dove fu sbalzato il serpe ed essendo poi riserraro quel buco dagl'antichi con intagli pulitamente, fu riformato ad in ... di una sepoltura con crata di ferro e chiuso con una lapide.

C. 14v:

Corse la fama della santità, e prodigij operati dal Pellegrino da per tutta la Città di Triocula e da altri parti convicini, e fra gl'altri avendone sentura il Tribuno, Prefetto, Ministri e Sacerdoti delli loro Dei, mandarono su il monte a prendere Pellegrino e con fausto, e vittoria, come loro liberatore, si portasse alla loro presenza. Il Santo Vecchio umilissimo ed obediente, non volle andarci con fausto, e tripudio, essendo che quel onore si doveva dare a Dio solo da cui il tutto depende; si prese il suo bastone alla mano, e com'era suo solito, a passi lenti, e scalzo accompagnato da soldati ed altra gente, si portò alla Corte, ove essendo giunto, umilmente riverendoli, alla loro presenza s'inginocchiò, che ciò osservato dal Prefetto, e Ministri, la gran santità ed umiltà di Pellegrino, stupidi e soprafatti dell'annamenti e deporto di quello, fu inalzato e fatto sedere a sieme a tavolino. Interrogato della nascita, padria, legge, e come ivi era venuto Pellegrino, gli rispose, essere nato gentile in Lucca della Grecia, abitante in Roma, seguace dell'Apostolo Pietro, Principe e capo della santa chiesa, da cui ricevette il lume della santa fede si battezò e fece Cristiano. Fui mandato, disse egli, dal Santo Apostolo Pietro illuminato dallo Spirito Santo, in questo Regno di Sicilia, per predicare la nuova e vera fede di Gesucristo, e publicarci il suo santo evangelio, destrudere i Demonij, e piantare la Croce, e i misterij di nostra redenzione: e chi credirà, ed osservirà tutto ciò, che li dico, in fine haverà la vita eterna. Fattogli da poi un sermone alla presenza di tutti, gli spiegò il mistero della SS. Trinita, consistente uno in essenza, e trino nelle persone, onnipotente Creatore del cielo, e della terra, remuneratore del bene col paradiso, e punitore dei male coll'inferno, e che la seconda persona di queste tre divine persone si fece Vuomo nel purissimo seno di Maria Vergine Concetta senza colpa originale, nacque, patì, e morse in croce per redimere il Genere humano; il terzo di che morse resuscitò, e salì al cielo, e siede presentemente alla destra del suo Eterno Padre. Ciò sentendo tutti am(mirati), tocchi dello Spirito Santo, e della divina parola, e compunti da vero cuore, credendo tutto ciò che li diceva il Pellegrino buttatisi a suoi piedi, chiedettero da vero cuore perdono si battezzaro e feciro Cristiani.

C. 15v:

Era il Santo Pellegrino vestito di ruvida, e lacera tonica di lana, cinto di corda, con piedi scalzi, di capelli e barba canuta, umile, macilento, e di puoche parole: portava nel petto una picciola croce, e il libro dello santo Evangelio descritto dagli Apostoli, e datoci da S. Pietro, ed alla mano sempre teneva il suo bastone. Fu accetto da tutto quel popolo con applausi e tripudij, ringraziandolo incessantemente de i beneficij che gli aveva fatti, e del lume ricevuto, della vera e santa cattolica fede. Alcuni però indiscredenti ed ostinati, Ministri de i falsi Dei, e amici del Diavolo, si opposiro a tutto ciò che predicava il Pellegrino e cercavano di discreditarlo appresso il popolo, e mandarnelo via vitoperiosamente da quella città, con tutto che c'avevano l'obligo come di loro liberatore e conservatore della morte non solo dico della temporale, ma dell'eterna ancora. Ma Iddio che mai lascia perire o abandona i suoi servi, fece più e più accrescere la fama, virtù, e santità di Pellegrino. Si trovarono in quel stesso tempo in mezzo a quella ciurmaglia di persone, due ossessi delli demonij, scoprirono il che era Pellegrino e come ci aveva detto la verità, onde facendo gran fracasso, e rumore, gridando ad alta voce dicevano: il Pellegrino ci caccia, il Pellegrino ci caccia: Allora il santo Vecchio, fattoci il segno della Santa Croce, ne uscirono i diavoli da quei corpi vessati, che dicevano; il vero Dio e quello che adora, e predica il Pellegrino; a questo spettacolo occorsiro, i ciunchi, e stroppiati, e ne ricevettero la sanità, cosi anche gli infermi ed ammorbati, ricorsero a Pellegrino e n'ebbiro la pristina salute; i ciechi, surdi e muti anche n'ebbiro fatta la grazia, a confusione di quei malidicenti, dei quali molti compunti si convertirono alla santa fede di Gesucristo; e quei che ricupata ebbiro la sanità, ne ringraziano al Signore Dio, ed assieme di tutti l'altri dei popolo gridarono viva il Pellegrino nostro santo Padre e liberatore. Trascorso quasi il giorno, i Ministri, e Prefetto fatto sedare il tumulto del popolo che a folla veniva a chiedere grazie da Pellegrino, li feciro tutti ritirare ... ogn uno a loro case, e poi con Soldati verso alla sera lo fece accompagnare fino su del monte, ove era l'abitazione del Santo Eremita Pellegrino: restando quei stupiti e maravigliati de miracoli, e portenti operati in un solo giorno, che furono motivi di più e più confirmarsi nella santa fede Cattolica e Cristiana.

C. 16v:

Un giorno, come che correva da per tutto la fama, santità e prodiggij operati dal Santo vecchio Pellegrino, fu chiamato dal Sommo Sacerdote de i falsi Dei, per conoscerlo, e parlare con esso. Fu condotto il Santo in quel infame e vituperoso Tempio, ove si davano incenzi, e si facevano sacrifici, agl'Idoli e falsi numi. Entrato che fu il Pellegrino, e prima che si aggiuntasse col Sommo Sacerdote ed altri Ministri, alzando il suo portentoso bastone al solo comando a nome di Dio, fece cadere a terra in pezzi tutti gl'Idoli, infami ed ingandatori di quel Tempio, dal quale cacciò via i Demonij, che confusi gridan
do si partirono, restando spaventati ed atterriti tutti quanti ivi vi erano, e poi voltatosi col Sommo Sacerdote gli improverò dicendogli: Ecco i vostri Dei Demonij fallaci ed ingandatori, e gl'Idoli opera di mano d'uomini destrutti: Ecco che a nome del mio onnipotente Signore, buttati a terra, e ridotti in cenere. Allora il Sacerdote tremante, e confuso gli rispose: vedo o Pellegrino quanto sei possente nel tuo podere, e quanto e grande ed onnipotente il tuo Dio, e li nostri Dei sono stati Demonij buggiardi e lusinghieri, a i quali vanamente habbiamo prestato fede e datogli incenzi e culto: or dimmi di grazia chi ti revelò, e diede cognizione di questo vero Dio che adori, e per mezzo suo operi tanti portenti e miracoli: Gli rispose Pellegrino: Sappij che io nacqui Gentile nella Grecia come sei tu, e la divina misericordia mi iliuminò e chiamò al grembio della Santa fede cristiana per mezzo la predicazione de Santi Apostoli, il di cui capo, e l'apostolo Pietro oggi Pontefice e vicario di Cristo in Roma, e uno dei di lui discepoli che apprese la legge e fede che io predico: Egli mi mandò in questa Trinacria, e mi consacrò vescovo di questa Triocula di cui ne ho cura, per destrudere idoli, cacciare Demonij, debellare gli
eresie; piantare la f(ede) e dare culto al vero Dio il quale e onnipotente creatore del cielo, e della terra, a nome di cui distrussi il feroce serpe, ed altre operazioni che hai inteso, e sentirai; tutti sono operazioni di questo Dio che adoro e venero. Allora postrato a piedi del Santo, quel Sacerdote, assieme degl'altri che erano in quel Tempio, umiliati e contriti lo pregarono a dichiararcene i misterij.

C. 17v:

Sentendo il Popolo, che Pellegrino col solo tocco del suo bastone distrusse gli Idoli del Tempio, concorse ivi, specialmente quei che convertiti si era. no alla Santa fede; viddero anche che i Sacerdoti e ministri de suoi Fani, e Moschee, e principali del Tempio, erano convinti, e quasi convertiti alla Santa fede, ci provarono piacere, e più s'animaro ed accesiro nel amore di Dio. Nel stesso tempo Pellegrino animosamente e pieno di Spirito Santo, salì sopra d'un altare, e incominciò a predicare a quel Popolo la fede e legge di Gesucristo vero Messia. Disseli che egli anche fu nato e cresciuto nella gentilità come era stato di quelli, involti nelle tenebre dell'ignoranza e della morte, nell'Idolatrie, incogniti del grande Dio: ma che per mezzo della predicazione de Santi Apostoli, assieme di molt'altri aprì gl'occhi al vero lume, e si convertì alla fede santa vera e stabile di Gesucristo unico Figliuolo di Dio, il quale sceso dal cielo prese carne umana, e si concepì per opera dello Spirito Santo nel sacro ventre d'una Verginella, e nacque al mondo, patì e morì in Croce per redimere il Genere Umano dalla schiavitù del peccato. Resuscitò da morti, e glorioso, e trionfante salì al cielo, e da li dovrà venire altra volta da Giudice nel fine del mondo per giudicare li buoni e li mali, alla di cui presenza dobbiamo tutti essere risorti in anima ed in corpo immortale; e che poi i buoni Cristiani e servi di Dio andiranno persempre a goderlo nel Paradiso, e i mali che non sono della legge, e fede di Cristo anderanno per sempre ad ardere con li diavoli nel inferno. Gli spiegò molt'altre cose Pellegrino e misterij di nostra Santa fede, per il che tutti si convertirono a Dio, abjurgarono, e detestarono gl'ldoli, l'infedeltà, la vana osservanza l'eresie, i soprastizioni ed ogn altro; e distrutti gli altari, e false cerimonie delli stessi Idoli, abbracciarono la fede Cristiana e legge di Gesucristo, e si feciro veri, fedeli cristiani. Allora Pellegrino fece rifabricare nuovi altari e nuove cappelle, e nuove chiese, li benedisse, ed in ogn una ci collocò l'immagine di Gesucristo Crocifisso, e cosi li piantò la vera e santa fede, con dare il culto al Dio del cielo, e della terra, padrone, signore, e creatore del tutto. Da poi il Sommo Sacerdote venerò, e diede incenzo al Crocifisso, e poi spogliatosi dalle sue vesti, ne lasciò la carica a Pellegrino, il quale come vero e legitimo S(acerdot)e, diede incenzo a Dio, ed al Crocifisso come Immagine del suo figlio morto su la croce: gli espose anche una figura di Maria Vergine come Madre di Dio al culto e venerazione di tutti, che si fece formare da un pittore; e cosi lasciati a tutti contenti e consolati, egli se ne salì al monte per ivi ritirarsi nella sua grotta, ove fece orazione ringraziando incessantemente la misericordia, e bontà di Dio.

 

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