C. 9v:
Pigliatosi il S. Pellegrino il
Fanciullo per la mano, e colla
destra appoggiatosi al suo bastone s'incaminò
per andare all'incontro del
gran Dragone, il quale si dice
essere invasato d' un Demonio
chiamato
Rufo, o sia Ruphiel, che di chiunche
faceva straggi e vendetta,
apportando terrore, e spavento non solo agli
uomini m'anche all'animali della
terra, che al solo orlo
spaventoso fuggivano tremanti e si
nascondevano. Veniva accompagniato
il Santo
vecchio da Soldati armati, da
Ministri, e concorso d'altre
persone, e fra gl'altri l'afflitta
Madre del Fanciullo e parenti che
piangevano la disgraziata morte che
dovea succedere del nico e grazioso
parvoletto. Alcuni lo seguivano da
lontano per pura curiosità e dicevano; oh che
insensato Pellegrino: Or vedremo al
cimento
come il grande e forte Dragone,
preda farà e dal vecchio e dal
fanciullo, e guardando da lontano erano aspettatori
del fatto: Nel mentre avvicinandosi
il Santo Vecchio a passi lenti, con
magnifica presenza, con volto sereno
risplendente
giolivo e risolente, scendeva dal
monte il maligno serpe, credendosi
già che
si portava il delizioso, e
desiderato alimento, com'era stato
solito In quell'ora
destinata, per allegrezza
tripudiava, e con gli salti che per
la festa faceva, caggionava grandissimi strepiti e
rumori. Fattosi da poi più da
vicino, e scorgendo
il Santo Vecchio, si cambiarono le
scene, poichè s'intimorì talmente
ch'incominciò
a tremare, e spaventatosi si rivolgè
per terra, fremendo spomando, e
urlando con l'ali ribatteva e percuteva il suolo:
il rumore dei quale ingeriva timore
e confusione agli spettanti, ed ivi
trattenutosi non ebbe più ardire di
passare più oltre: Ma
Pellegrino intrepido sempre fidando
in Dio, più inoltrandosi, al Dragone
liberamente offeriva il Fanciullo in cibbo; e
il Dragone urlando strepitosamente,
pareva che
buttasse fuoco dagl'occhi e narici,
e ritornandosene indietro per quella
salita
del Monte portò al Santo fino alla
grotta ove era il suo covile. Allora
pieni
di terrore quei che lo seguivano, e
nel medemo tempo stupidi e
meravigliati come il feroce Dragone
alla sola veduta del Pellegrino,
perse il suo solito vigore, e fortezza, andavano da
lontano seguitandolo , altri stupiti
fuggirono, e dicevano fra di loro
pensando che ivi nella grotta il
serpe farà stragge non solo del Pellegrino e
del Fanciullo, m'anche devorirà i
circostanti e di quanti
v'interveniranno assieme.
La Madre del Fanciullo ed altri
parenti animati e incoragiti dal
Santo
Pellegrino sempre li furono appresso
seguitandolo, non curandosi delli
gridi e fercocità e bruttezza del
Serpe, l'amore che portava al figlio
la Madre
la faceva immemore del pericolo e
della morte.
C. 10v:
Condotto ch'ebbe il gran Dragone al
suo nemico Pellegrino fino nella
grotta dove essendo già ristretto
sino al fondo di quella spelunca, il
Santo col nico Fanciullo alla mano,
s'appressò vicino al Dragone con la
bocca
aperta che mostrava arrabiate
l'acute scaglioni, e denti molari, e
con le zampe che pareva volerlo sbranare; a
questo spettacolo per il terrore
molti se
ne fuggirono, m'altri più curagiosi
si stesiro all'entrata della caverna
per vederne il fine, credendosi che
il Serpe riscaldandosi, infuriato,
dovesse devorare al pellegrino al
Fanciullo, e a quanti vi erano di
presenza.
Vedendo, che quello richiamando in
tal cimento gl'ultimi attentati con
lo sforzo dell'aperta bocca sperava
strappare per assorbirsi il bramato
fanciullo, che mostrava, ma restò
dall'intutto deluso, perchè allora
il
Santo Pellegrino, segnandosi col
segno della Santa Croce, a nome di
Dio,
nell'aperta bocca gli conficcò il
bastone che teneva nella mano, e con
l'altra conservò il Fanciullo, il
quale atterrito e spaventato mandò
dalla
bocca un forte sgrido, mentre il
Santo Vecchio conculcando col piede
il
gran Dragone, e col bastone
calcandolo, l'abbattì fin tanto che
strisciandosi con ogni velocità allo speco
d'un buco lo precipitò, e soffondò,
per
quella scoscesa balza, e serrandoci
quella apertura d'allora innanzi non
ebbe più ardire d'uscire e far pompa
di se.
La povera Madre del Fanciullo, che
ivi puoco distante con altri parenti si trovava, al rumore strepitoso,
a i rugiti del Dragone che ribombavano per quella grotta, e al grido
spaventoso del Figlio suo unico
bene, credendosi che il Drago se
l'avesse devorato, gridò anch'essa
dicendo: Figlio - figlio - mia cara
gioia, mio caro pegno, mio unico
bene, e cosi
dicendo quasi svanì, graffiandosi la
faccia, tirandosi i capelli, e
battendosi con pugni il petto, fu
trattenuta da i parenti, i quali
anche con singulti e sospiri
piangevano dirottamente. A questa si
spaventosa tragedia, tutti gl'altri che ivi
erano venuti, e che stavano da lontano per vedere, e sentirne il fine
dell'affare, credendosi gia
certamente, che il Serpe, avesse sbranato al
Vecchio, al Fanciullo, e a quei che
ivi vicini si trovarono,
giudicandoli come estinti e morti,
si diediro
velocemente a correre per quei balzi
e monti; il che osservato d'altri
della città, si posiro quasi tutti
il visbiglio, atterriti e confusi,
molto più li faceva dubbitare la dimora
di quei parenti che erano
andati col Fanciullo non descesiro
in citta per spazio di puoche
hore; e per ciò timorosi stavano con
spettativa e sollecitudine per
chiarirsi dell'affare, e del
successo.
C. 11v:
Allora il Santo Vecchio Pellegrino
in sprofondare che fece quel gran
diabolico Dragone, e in allibertare
la vita a quell'innocente Fanciullo,
e medesimamente in esentare quel Popolo
dal invasione dell'iniquo Serpe; in
quel
stesso luogo pososi inginocchione,
ed inalzando le mani al cielo,
rendette grazie al grande Dio, e poi
baciando molte volte la terra in
segno di ringraziamento, si alzò, e col Fanciullo
Liberato, andò a ritrovare la Madre
e Parenti
di quello, che discosti si erano da
quel luogo, e che incontinentemente
piancevano la perdita del Fanciullo
credendolo già morto. Allora il
Santo Pellegrino chiamò quella donna e li
consegnò il Figlio vivo, dicendogli:
Donna,
ecco il tuo Figlio Liberato; non più
lagrime non più sospiri, non più
timori;
e voi genti rallegratevi, e morto il
Dragone, ne ha più possanza Rophiel;
rendete grazie al mio grande Dio, e ad
egli solo date l'onore e la gloria.
Vedendo l'afflitta e sconsolata
donna consegnarsi dal Pellegrino il
Figlio vivo
e senza verun male, corse con le
braccia aperte ad abbracciarlo, così
anche
il Fanciullo abbracciatosi al collo
della Madre mostrava sentimenti di
giubilo e consolazione e pieni anche
tutti gl'altri d'allegrezza, e
attoniti e stupefatti d'un si gran
portento, si per la liberazione del
Fanciullo
a cui li restò il nome di Liberato,
si anche per la distruzione del
Drago,
umiliati tutti si buttarono a piedi
del Santo liberatore con vehemenza di cuore lo ringraziarono. Allora
Pellegrino sciolse la lingua in
lodare a Dio, e ringraziandolo di
tanti beneficij ricevuti, ci fece un
sermone istuendoli nella fede e legge
di Gesucristo, li licenziò dandoci
la sua benedizione, e li primi che
si convertirono e ricevettero il santo Battesimo fu Liberato, la Madre,
e l'altri suoi parenti.
Il Santo Pellegrino si rimase in
quella stessa montagna che sin oggi
si chiama Ghulega, quale si elesse
per sua abitazione; e salendo su
di quella Grotta ove sprofondò il
Dragone trovò un altra grotta
più piccola, ed ivi si pose a fare
orazione, e vita santa eremitica.
La Madre col Figlio accompagnata da
servi e parenti se ne scesiro alla città tutti lieti e contenti,
vennero a raccontare il prodigio
meraviglioso operato dal Pellegrino.
Concorsero molti a folla persentirne il fatto ed il successo e
specialmente quei curiosi aspettatori, che credevano forse il
Pellegrino, il Fanciullo, la Madre,
i Parenti,
e l'altri ancora, che dimoranti
erano nel monte, il Drago ne avesse
fatto preda ed eccidio; ne restarono
poi storditi, e quasi immobili in
sentirne raccontare tutto il
successo in lode del gran Pellegrino
ed in vedere liberato e vivo il Fanciullo.
C. 12v:
Non si può esincerare quale fosse la
consolazione di quella Madre per la liberazione del suo unico
amato Figlio; ne esplicare
si potrà il giubilo e contento provò
il popolo Triocolitano per essere liberato ed esente
dall'orribile giogo ed invasione di
quel feroce Dragone e della morte. Le Madri
co i loro figli e nichi Bambini festegiavano, e sentendone il
successo vittorioso del Pellegrino,
riempì i petti di quella città, e di
quei popoli d'allegrezza indecibile. Corsiro quasi tutti a
ringraziare e dare viva a
Pellegrino, e
sicuri e senza timore salirono quel
Monte, accertandosi veramente che il Drago era morto e
sprofondato nel cupo abisso. Vennero
a ritrovare il Santo Pellegrino che
ritirato si era in quella grotta, la quale di dentro e fuori era
piena e di vuomini e femine allora a folla concorsi. Il Santo
Vecchio presa la Croce in mano
incominciò
a predicarci la fede ed evangelio di
Gesucristo ed istruendoli bene ne
i dommi della religione Catolica, e
sentendo che quei costantemente credevano tutto quello che Pellegrino
predicava, li battezzo, e fece
cristiani. Venne la Madre col Figlio
liberato, a portarsi assieme a piede
del Santo con una ciurmaglia di
persone, e di vuomini e donne,
grandi e piccioli, li quali
convertiti alla fede furono anche
battezzati e fatti cristiani, e li primi
che si battezzarono, fu la Madre ed
il Figlio Liberato, la quale portò
un può di pane ed altre coselle
da mangiare per ristorare le
debbolite forze del Santo Pellegrino, e non accettò altri doni, e
rigali che alcuni gli feciro,
offerendogli in segno di gratitudine e di
beneficenza, fur che qual che
piccolo
pezzetto di pane, accettandolo per
limosina e carità. Concorse da poi
il rimanente del popolo a buttarsi a
piedi di pellegrino ringraziandolo di si gran
beneficio, e il Santo voltatosi a
quelli gli disse: non ti
maravigliare o Popolo mio diletto,
su di ciò,
che abbiate veduto, e del pane in
pietra, e d'un Dragone distrutto,
non sono stato io che l'ho fatto; ma
e stata la virtù dell'invocazione del solo nome potentissimo, del
mio signore Gesucristo, il quale
nacque da una vergine, pati e mori
in croce per redimere il mondo. Il mio Dio e onnipotente vivo e
vero, e colui che credirà in esso,
e si battezirà, sarà salvo: ciò
dicendo, distrusse bene nella santa
fede, li battezò, e si feciro
Cristiani.
C. 13v:
Avendo licenziato il Santo
Pellegrino a tutti quei d'ogn'uno
ritirarsi alle loro case, li fece
ringraziare il grande e Misericordioso Dio, gli diede la sua
pastorale Benedizione, contentissimi si partirono. Non lasciavano
fra tanto, e di giorno, e di notte
visitarlo in quella grotta ove egli
si aveva ritirato, e desti
nato per sua abitazione. Non faceva
altro il Santo Vecchio in
quella aspra ed umida grotta che
stare in continui esercizi di
orazione, di penintenze, e di
profonda meditazione, innanzi di una
croce, che ivi aveva collocato ed
eretto come d'un altare; e tante
alle volte venendo di quei a
visitarlo, lo trovavano rapito in
estasi
e sollevato da terra, ed altre volte
si trovava circondato di lume
divino, e lo sentivano parlare con
uno a cui quei non vedevano, che si
giudica essere l'Angelo di Dio.
Dormiva su la dura terra, in continui digiuni, mortificazioni ed
asprezze del suo proprio corpo.
Amava la solitudine, era umile,
prudente, caritativo col prossimo,
paciente
nelle avversità, affabile nel
conversare, dolce nel parlare,
dotto, santo, e adorno d'ogni virtù.
Era di buona statura, di bella, e
splendida faccia, di bella presenza, venerabile e degno
d'essere amato da tutti. Si dice che
quando capitò nella Sicilia fosse stato
in età di anni quaranta in circa, e
che
abbia morto in età di anni settanta
in circa, talmente che vi dimorò in
quella quasi anni trenta sempre
predicando catachizando e convertendo anime a Dio.
Si vede ancora fin al giorno di oggi
che in quella grotta, ove il Santo
Pellegrino sprofondò il Dragone,
vicino al buco, nella viva pietra vi
e l'impressione della pianta del
piede del Santo, con tutti quei
liniamenti, come se fosse stato
improntato in morbida creta; ed in
venerazione gli antichi gli formarono una
cappelletta, e fin al presente di
si venera dal popolo e da qualunche
che vi concorre, con ammirazione
miracolosa di quell'impronta di
piede igniudo stampato nel duro sasso. Ancora si vede il buco dove fu
sbalzato il serpe ed essendo poi
riserraro quel buco dagl'antichi con
intagli pulitamente, fu riformato ad
in
... di una sepoltura con crata di
ferro e chiuso con una lapide.
C. 14v:
Corse la fama della santità, e
prodigij operati dal Pellegrino da
per
tutta la Città di Triocula e da
altri parti convicini, e fra
gl'altri
avendone sentura il Tribuno,
Prefetto, Ministri e Sacerdoti delli
loro Dei, mandarono su il monte a
prendere Pellegrino e con fausto, e
vittoria, come loro liberatore, si
portasse alla loro presenza. Il
Santo Vecchio
umilissimo ed obediente, non volle
andarci con fausto, e tripudio,
essendo che quel onore si doveva dare a
Dio solo da cui il tutto depende;
si prese il suo bastone alla mano, e
com'era suo solito, a passi lenti, e
scalzo
accompagnato da soldati ed altra
gente, si portò alla Corte, ove
essendo
giunto, umilmente riverendoli, alla
loro presenza s'inginocchiò, che ciò
osservato dal Prefetto, e Ministri,
la gran santità ed umiltà di
Pellegrino, stupidi e soprafatti
dell'annamenti e deporto di quello,
fu inalzato
e fatto sedere a sieme a tavolino.
Interrogato della nascita, padria,
legge, e come ivi era venuto
Pellegrino, gli rispose, essere nato
gentile in
Lucca della Grecia, abitante in
Roma, seguace dell'Apostolo Pietro,
Principe e capo della santa chiesa, da
cui ricevette il lume della santa
fede
si battezò e fece Cristiano. Fui
mandato, disse egli, dal Santo
Apostolo
Pietro illuminato dallo Spirito
Santo, in questo Regno di Sicilia,
per
predicare la nuova e vera fede di
Gesucristo, e publicarci il suo
santo
evangelio, destrudere i Demonij, e
piantare la Croce, e i misterij di
nostra redenzione: e chi credirà, ed
osservirà tutto ciò, che li dico, in
fine
haverà la vita eterna. Fattogli da
poi un sermone alla presenza di
tutti, gli spiegò il mistero della
SS. Trinita, consistente uno in
essenza,
e trino nelle persone, onnipotente
Creatore del cielo, e della terra,
remuneratore del bene col paradiso, e
punitore dei male coll'inferno, e
che la
seconda persona di queste tre divine
persone si fece Vuomo nel purissimo
seno di Maria Vergine Concetta senza
colpa originale, nacque, patì, e
morse in croce per redimere il
Genere humano; il terzo di che morse
resuscitò, e salì al cielo, e siede
presentemente alla destra del suo
Eterno Padre.
Ciò sentendo tutti am(mirati),
tocchi dello Spirito Santo, e della
divina
parola, e compunti da vero cuore,
credendo tutto ciò che li diceva il
Pellegrino buttatisi a suoi piedi,
chiedettero da vero cuore perdono si
battezzaro e feciro Cristiani.
C. 15v:
Era il Santo Pellegrino vestito di
ruvida, e lacera tonica di lana,
cinto di corda, con piedi scalzi, di
capelli e barba canuta, umile, macilento, e di puoche parole:
portava nel petto una picciola
croce, e il libro dello santo
Evangelio descritto dagli Apostoli,
e datoci
da S. Pietro, ed alla mano sempre
teneva il suo bastone. Fu accetto
da tutto quel popolo con applausi e
tripudij, ringraziandolo incessantemente de i beneficij
che gli aveva fatti, e del lume
ricevuto, della vera e santa cattolica fede. Alcuni
però indiscredenti ed ostinati,
Ministri de i falsi Dei, e amici del
Diavolo, si opposiro a tutto ciò che
predicava il Pellegrino e cercavano
di discreditarlo appresso il popolo,
e mandarnelo via vitoperiosamente da
quella città, con tutto che
c'avevano
l'obligo come di loro liberatore e
conservatore della morte non solo dico della temporale, ma dell'eterna
ancora. Ma Iddio che mai lascia perire o abandona i suoi servi, fece
più e più accrescere la fama, virtù,
e
santità di Pellegrino. Si trovarono
in quel stesso tempo in mezzo a
quella ciurmaglia di persone, due
ossessi delli demonij, scoprirono il
che era Pellegrino e come ci aveva
detto la verità, onde facendo gran
fracasso, e rumore, gridando ad alta
voce dicevano: il Pellegrino ci caccia, il Pellegrino ci caccia: Allora
il santo Vecchio, fattoci il segno
della Santa Croce, ne uscirono i
diavoli da quei corpi vessati, che
dicevano; il vero Dio e quello che
adora, e predica il Pellegrino; a
questo spettacolo occorsiro, i ciunchi, e stroppiati, e
ne ricevettero la sanità, cosi anche
gli infermi ed ammorbati, ricorsero
a Pellegrino e n'ebbiro la pristina salute; i ciechi, surdi e muti
anche n'ebbiro fatta la grazia,
a confusione di quei malidicenti,
dei quali molti compunti si convertirono alla santa fede di
Gesucristo; e quei che ricupata
ebbiro la
sanità, ne ringraziano al Signore
Dio, ed assieme di tutti l'altri dei
popolo gridarono viva il Pellegrino
nostro santo Padre e liberatore.
Trascorso quasi il giorno, i
Ministri, e Prefetto fatto sedare il
tumulto del popolo che a folla veniva a
chiedere grazie da Pellegrino,
li feciro tutti ritirare ... ogn uno
a loro case, e poi con Soldati
verso alla sera lo fece accompagnare
fino su del monte, ove era
l'abitazione del Santo Eremita
Pellegrino: restando quei stupiti
e maravigliati de miracoli, e
portenti operati in un solo giorno,
che furono motivi di più e più
confirmarsi nella santa fede Cattolica e Cristiana.
C. 16v:
Un giorno, come che correva da per
tutto la fama, santità
e prodiggij operati dal Santo
vecchio Pellegrino, fu chiamato dal
Sommo Sacerdote de i falsi Dei, per
conoscerlo, e parlare con esso. Fu
condotto il Santo in quel infame e
vituperoso Tempio, ove si davano incenzi,
e si facevano sacrifici, agl'Idoli e falsi numi. Entrato che fu il
Pellegrino, e prima che si
aggiuntasse col Sommo Sacerdote ed
altri Ministri, alzando il
suo portentoso bastone al solo
comando a nome di Dio, fece cadere a terra in pezzi tutti
gl'Idoli, infami ed ingandatori di
quel Tempio, dal quale cacciò via i
Demonij, che confusi gridan
do si partirono, restando spaventati
ed atterriti tutti quanti
ivi vi erano, e poi voltatosi col
Sommo Sacerdote gli improverò
dicendogli: Ecco i vostri Dei
Demonij fallaci ed ingandatori, e
gl'Idoli opera di mano d'uomini
destrutti: Ecco che a nome del
mio onnipotente Signore, buttati a
terra, e ridotti in cenere. Allora
il Sacerdote tremante, e confuso gli
rispose: vedo o Pellegrino quanto sei possente nel tuo
podere, e quanto e grande ed
onnipotente il tuo Dio, e li nostri
Dei sono stati Demonij buggiardi e lusinghieri, a i quali
vanamente habbiamo prestato fede
e datogli incenzi e culto: or dimmi
di grazia chi ti revelò, e diede
cognizione di questo vero Dio che
adori, e per mezzo suo operi tanti portenti e miracoli: Gli rispose
Pellegrino: Sappij che io nacqui
Gentile nella Grecia come sei tu, e
la divina misericordia mi iliuminò e chiamò al grembio della Santa
fede cristiana per mezzo la predicazione de Santi
Apostoli, il di cui capo, e
l'apostolo
Pietro oggi Pontefice e vicario di
Cristo in Roma, e uno dei
di lui discepoli che apprese la
legge e fede che io predico: Egli mi
mandò in questa Trinacria, e mi
consacrò vescovo di questa Triocula
di cui ne ho cura, per destrudere
idoli, cacciare Demonij, debellare
gli
eresie; piantare la f(ede) e dare
culto al vero Dio il quale e
onnipotente
creatore del cielo, e della terra, a
nome di cui distrussi il feroce
serpe,
ed altre operazioni che hai inteso,
e sentirai; tutti sono operazioni di
questo Dio che adoro e venero.
Allora postrato a piedi del Santo,
quel Sacerdote, assieme degl'altri
che erano in quel Tempio, umiliati e
contriti lo pregarono a dichiararcene i
misterij.
C. 17v:
Sentendo il Popolo, che Pellegrino
col solo tocco del suo bastone
distrusse
gli Idoli del Tempio, concorse ivi,
specialmente quei che convertiti si
era.
no alla Santa fede; viddero anche
che i Sacerdoti e ministri de suoi
Fani, e
Moschee, e principali del Tempio,
erano convinti, e quasi convertiti
alla
Santa fede, ci provarono piacere, e
più s'animaro ed accesiro nel amore
di Dio.
Nel stesso tempo Pellegrino
animosamente e pieno di Spirito
Santo, salì sopra
d'un altare, e incominciò a
predicare a quel Popolo la fede e
legge di Gesucristo vero Messia. Disseli che egli
anche fu nato e cresciuto nella
gentilità come era stato di quelli,
involti nelle tenebre dell'ignoranza
e della morte, nell'Idolatrie, incogniti del grande Dio: ma
che per mezzo della predicazione de
Santi
Apostoli, assieme di molt'altri aprì
gl'occhi al vero lume, e si convertì
alla fede santa vera e stabile di Gesucristo
unico Figliuolo di Dio, il quale
sceso dal cielo prese carne umana, e si concepì per
opera dello Spirito Santo nel sacro
ventre d'una
Verginella, e nacque al mondo, patì
e morì in Croce per redimere il
Genere Umano dalla schiavitù del peccato.
Resuscitò da morti, e glorioso, e
trionfante salì al
cielo, e da li dovrà venire altra
volta da Giudice nel fine del mondo
per giudicare li buoni e li mali,
alla di cui presenza dobbiamo tutti
essere risorti in anima ed in corpo immortale; e che poi
i buoni Cristiani e servi di Dio
andiranno persempre a goderlo nel Paradiso, e i
mali che non sono della legge, e
fede di Cristo anderanno per sempre ad ardere con li
diavoli nel inferno. Gli spiegò
molt'altre
cose Pellegrino e misterij di nostra
Santa fede, per il che tutti si
convertirono a Dio, abjurgarono, e detestarono
gl'ldoli, l'infedeltà, la vana
osservanza
l'eresie, i soprastizioni ed ogn
altro; e distrutti gli altari, e
false cerimonie
delli stessi Idoli, abbracciarono la
fede Cristiana e legge di
Gesucristo, e si feciro veri, fedeli cristiani. Allora
Pellegrino fece rifabricare nuovi
altari
e nuove cappelle, e nuove chiese, li
benedisse, ed in ogn una ci collocò
l'immagine di Gesucristo Crocifisso, e
cosi li piantò la vera e santa fede,
con dare il culto al Dio del cielo,
e della terra, padrone, signore, e
creatore
del tutto. Da poi il Sommo Sacerdote
venerò, e diede incenzo al
Crocifisso,
e poi spogliatosi dalle sue vesti,
ne lasciò la carica a Pellegrino, il
quale come vero e legitimo S(acerdot)e,
diede incenzo a Dio, ed al
Crocifisso come
Immagine del suo figlio morto su la
croce: gli espose anche una figura
di Maria Vergine come Madre di Dio
al culto e venerazione di tutti, che
si fece formare da un pittore; e
cosi lasciati a tutti contenti e
consolati,
egli se ne salì al monte per ivi
ritirarsi nella sua grotta, ove fece
orazione ringraziando incessantemente la
misericordia, e bontà di Dio.