Pagine:  1 | 2 | 3

 

RAGUAGLIO DELLA VITA E MORTE
DELL'APOSTOLO DI SICILIA SANTO PELLEGRINO
 

Primo Vescovo Triocalitano e Protettore di Caltabellotta. Cavato d'alcuni antichi codici manuscritti di detta città, e trasportato dal latino in volgare. (1794)

 

 

 

 

C. 1v:

(Nel) tempo che nostro signore Gesù Cristo se ne ascese glorioso, e trionfante al cielo, e doppo chè la gloriosa assunzione di Maria V. sconvolse tutto l'inferno contro del genere umano, s'inalzarono molti in(fedeli)... abbattendo e contrariando la nuova santa fede, e legge lasci(ando?)... Molti demonij signoreggiavano diversi paesi del (mondo e princip)almente la Trinacria nella quale si pompeggiavano in or(rende (?) e spa)ventevole forme, hor di bestie, hor di serpenti, ed insaziabili Dra(goni semi)nando terrore, e spavento a quella misera gente.
(In tali?) borrascose tempeste, maneggiava il timone della Nave della Chiesa il santo Apostolo Pietro, il quale avea mandato per diverse parti del mondo i Santi Apostoli per predicare l'evangelio, e piantare la fede Cristiana:
... che si trovavano in Roma convertiti alla fede Vuomini di vita religiosa e integrità di costumi, rendendosi venerabili a tutti per il savio, e santo deportamento con Dio e con i prossimi, tra i quali s'annoverava il nostro santo Pellegrino nato da Lucca della Gregia; avvisato dall'Angelo l'Apostolo Pietro, se li fece chiamare alla sua presenza, e osservata d'ogn uno del... lta la sincerità, e la santita nell'osservanza della divina legge, li ripar... che in altre parti del mondo, ove ancora non erano andati li santi Apo(stoli) a disseminare la divina parola, e fede di Gesù Cristo, infetti d'Idolatria ... spiriti conturbatori di nostra pace. A Pellegrino però ci consi... ... la Sicilia: il che fece doppo lunga orazione con somma istanza fatta ... per provederla d'Unomo insigne e speciale. Questo umiliato a piedi del (somm)o Pontefice, con tutto genio, e spirito di perfezione Cristiana, volentieri (?) ne accettò la carica, ed assieme d'altri suoi compagni, che si dice es(sere) stati Macario, Massimo e Marciano, ne domandò la Pontificia benedizione, la quale ottenutala, ne ricevette per mano del santo Apostolo il libro del santo evangelio per predicarlo. Fu anch'avvisato come nella Città di Triocula vicino ad una montagna, dimorava in oscura caverna un voracissimo Dragone grande non solo per la corporatura, m'anche per (li malan?)ni che apportava, essendo di massimo terrore agli sfortunati ha(bbitanti?) li quali per rachetarlo, non riflettendo l'insensibile destruzione ... cotidianamente l'alimentavano con carni d'innocenti f(anciulli) quali l'iniqua sorte li traheva ad esser pascolo di si vorace (dragone?) ... consapevole Pellegrino uniformatosi al divino volere (simo)strò umile ed ubidiente. Risolse d'intraprendere quel l(ungo fatico)so viaggio per amore di Dio, e di convertire l'anime... cristianesimo, al lume della santa fede cattolica.

C. 2v:

Chiestane la Pontificia Benedizione, e licenziatosi il santo Pellegrino dall'Apostolo Pietro, dal quale, essendo fatto Sacerdote e consagrato Vescovo, ottenne anche tutta quella autorità, ed ampla potestà, concernente ad una tale carica, coll'ag (iu)to del Signore s'imbarcò con altri compagni, doppo puochi giorni prosperamente pervenne a spiaggia del mare di Sicilia.
Sbarcò, come vogliono alcuni, dal ... to della Verdura, ed altri dicono, che sbarcò alla città della picciola Cartagine, oggi chiamata Capobianco, ove fece residenza per alcuni giorni predicandoci la fede di Gesu cristo e il suo santo evangelio: Al di di oggi ancora se ne vedono i vestiggi di quella città, la quale fu distrutta da poi da i Romani con quella anche di Triocola di cui pure se ne osservano gli antichi vestiggi essendone rimasta solamente la Terra di Caltabellotta, e il casale di S. Anna due miglia in circa distante da quella.
Non mancò fra tanto al Demonio invidioso, di tentare ed assaltare il Santo Vecchio pellegrino, or cò mali intoppi e sinistri accidenti nel camino per impedirci il viaggio di andare in Triocula, sapendo, che doveva riducere alla fede quella Gente Idolatra, e distrudere quel Serpe infernale; or con persecuzioni, maltratti, e percosse di gente barbara, e spietata, infedele, Idolatra ed ignorante; or con continue vigilie, mortificazioni ed astinenze, l'affligeva nel corpo, ed or suscitava liti, e questioni, impedimenti ed ostacoli, ed altri infiniti malori per contro il Santo. Ma egli tutto umile, e paciente, soffriva ogni cosa per l'amore di Dio, e zelante qual altro Elia predica va la fede di Gesucristo, e il suo santo Evangelio, e che col suo prodigioso bastone, che sempre in mano teneva, qual altro Moise, a (gloria) di Dio, operava portenti, e miracoli, per li quali molti credettero in Gesu cristo ed abbracciarono la fede Cristiana.
Era allora la Sicilia posseduta e governata da Greci Idolatri in molte parti e città soggetti al Romano Imperio, allora in quei... secoli, e poi doppo come dicono alcuni del ottavo secolo furono destrutti i Greci, e subentrarono i Saracini. Ma quando venne il Santo pellegrino in Triocula, non erano propriamente Saracini, ma Greci Idolatri ed infideli, e quando dico in questa istoria che Trio(cula era hab)itata da Saracini, sento dire essere di questa nazio... Idolatra, e Saracina, cioè senza lume e senza fede.

C. 3v:

Da Capo bianco ove si dice essere stata la piccola Cartagine, e che ivi avesse sbarcato il nostro S. Pellegrino, di rimpetto a quella, quasi a sedici miglia in circa di distanza, vi e la Terra di Caltabellotta, dove un tempo era la vasta Città di Triocula, a lato di cui dalla parte di Oriente e mezzo giorno vi sono due monticelli chiamati Xghjagliari, et Hargione che vogliono dire, presidio, e guardiola.
Sopra più distanti, vi e un altra montagna grande di pietra massiccia chiamata Ghuaguaia, che voi dire fortezza; collaterale a questa in mezzo vi è un pizzone alto e grande, che sin'oggi si chiama castello ove si ascende per mezzo d'una porta, sca(la?) di pietra, e di fabriche antichissime. In fine poi dalla parte di occidente vi è un alto pizzone o sia collina chiamata Xghulega che voi dire montauro, che dalla rupe e caverne di questo (monte?) usciva e si nascondeva il Serpe devoratore; e poi discacciato da Pellegrino e subissato per sempre.
Era allora habbitata la città di Triocula da perfida genti Saraceni idolatri e per divino castigo di Dio erano vessati da un orribile Dragone, che giornalmente usciva dalla Caverna di quel monte, facendo stragge e vendetta a chi per accaso incontrava, ... piena fronte g... fece gran danni, e li animali e bestiame, e col tempo inoltratosi vicino alla Città si diede in (p)reda degli uomini habbitanti, cibbandosi delle loro carni, con spavento, confusione, ed orrore di quei miseri, e disgraziati Cittadini. Non sapevano i meschini trovar modi ed arte a poterlo abbattere e destrudere: fatto Consilio (il) Prefetto, Governadore, e Magistrato di quella Città, divennero d'inbus(so)larsi con polise tutti i fanciulli si di uomini che di femine, e chi a sorte nel giorno usciva la polisa, si andava a dare in cibbo quel misero parvoletto (all')insaziabile Dragone, il quale con urli spaventose faceva ribombare quel (a)ria, e quei confini, riempendoli di spavento, e confusione: e cosi rachietavano l'insaziabile fame di quel maligno Serpe; non accorgendosi quei
miseri, che col decorso de tempi doveva farne preda di tutti, e distruder(li) anche con tutti gl'altri babitanti in Sicilia. Ma mosso poi a pietà il misericordioso Dio di quella gente anch Idolatra, a riguardo di quei innocenti Bambini, ispirò all'Apostolo Pietro di mandare in Sicilia quel gran Campione e valoroso pellegrino, per abbattere, vincere, e destrude(re) la perfidia del Paganesimo; sprofondare l'iniquo Serpe; e piantare la vera fede di Gesu cristo signore e redentore nostro; che si dice essere stato al anno quaranta, doppo la morte di Gesu cristo.

C. 4v:

Mentre ardeva di desiderio nel suo cuore il buon vecchio Pellegrino per andare con premura alla città di Triocula, fattone consapevole a suoi compagni, e ad altri suoi affezzionati, ci domandò licenza, e postosi in barca, venne a sbarcarsi nella spiaggia di verdura, da dove per giungere in Triocula, vi era la distanza circa a dodeci miglia di via.
Fra tanto confidando nella divina clemenza, e bontà di Dio si pose in camino, ed appoggiatosi al suo bastone, che in mano teneva, alla peduna si partì per quella città. Nel mezzo quasi del camino il Santo Vecchio si vidde accompagnare da un bellissimo Giovane il quale facendoci di guida, venne a pernottare vicino ad una mandra di pecori, che alcuni dicono essere stato nel feudo del pioppo, ove quei indiscreti ed infidi pecoraj non volsero accoglerlo, anzi facendoci de mali tratti cercarono di farlo mangiare da i cani; ma il Santo Pellegrino con somma pacienza offeriva ogni cosa al Signore, e stiede tutta quella notte in continua orazione.
Fattosi giorno intraprese Pellegrino il suo camino verso la città, e non volse andare dalle parti di abbasso, da dove li veniva più vicino; ma volse andare dalle parti di alto, per entrare vicino al monte Xghulegha dove era il covile del maligno e diabolico Serpe. Era ivi vicino alla città un folto bosco, dove giunto il Pellegrino stracco e lasso dal viaggio si pose a sedere per riposarsi e pigliare un puoco di respiro, nel mentre sopragiunti alcuni ragazzi indomiti e senza fede istigati dal Demonio invidioso, che fremeva contro il suo rivale, fece che quelli avventandosi contro il pellegrino, come e solito di alcuni maligni giovinotti, incominciarono a maltrattarlo ed inciuriarlo, e con pietre, e con verghe gli diediro dei colpi; ma il Santo surridendo con pacienza gli diede luogo, ed alzatosi con gran modestia e mansueudine, uniforinato al divino volere, entrò nella vasta città di Triocula.

C. 5v:

Entrato che fu il buon Vecchio e Santo Pellegrino nella Città di Triocula a lui destinata, stracco dal camino, e carico dagl'anni, pervenne alla fine in quel luogo dove accadde un certo giorno questo deplorabile infortunio ad un picciolo fanciullo, unico sollievo della madre, la quale unicamente amavalo.
A questa innanti che il figlio fosse buttato per essere devorato da quell'insaziabile Dragone gli avvenne un gran prodigio. Haveva domandato da essa allora quando entrò la nominata Città Pellegrino la limosina a nome di Gesucristo, perchè mendicava di porta in porta il vitto, quale per amore di Dio procacciavasi la pietà e divozione di quella ancor che non s'avesse trovato del pane per soccorrere e sovvenire la necessità di Pellegrino, la spinse frettolosa a portarsi ad una vicina per prestarselo. Questa però benche abondatissimamente n'avesse, sentendo che dovea darlo al Pellegrino, disse di non averne, autenticando la negativa con un falso giuramento: per onde vuoto dell'elemosina, fu licenziato e se ne andò Pellegrino.
Dopo poco intervallo di tempo la spergiura femina ritornò al luogo dove riposava il pane, e quel medemo quale d'averne haveva con falso giuramento negato, lo ritrova cambiato in durissimi sassi, ancor che ritenessero la forma di pane.
Altri per antica tradizione dicono, che Pellegrino chiese un puoco di pane per elemosina allor che entrò la Città, non da quella medesima donna a cui doppo giorni ci aveva liberato il figlio dalla morte del Dragone; ma che fosse stata un altra donna la quale haveva fatto il pane in quel giorno, e lo riteneva nel forno per cuocirlo, e nell'atto stesso che stava per sfornarlo ed uscirlo fuori, intese bussare la porta, dove andata la donna trovò il Pellegrino, tutto umile e mansueto, gli domandò un pezzetto di pane per carità, e ne la pregava a nome di Dio a farcene l'elemosina, quella gli fece la negativa di non averne: ma importuno il Vecchio disseli di averlo nel forno, che stava per uscirlo, che gli dasse un pezzetto, che il suo Dio ce l'avrebbe rimunerato; ciò sentendo la donna, disseli che Dio e Dio, anda vecchio insensato che io non ho pane da darti, e così sbacattatolo tra puoche parole, li chiuse la porta in faccia e frettolosa se ne andò al forno. Allora il Santo Vecchio avutane la negativa, senza nulla conturbarsi alzò gl occhi al cielo, uniformato al divino volere, se ne andò altrove.

C. 6v:

Ritornata che fu al forno l'iniqua femina, chiamò la serva per sfornarne il pane che ivi racchiuso era per cuocersi. Allora la Serva con altri di casa, aperta la bocca del forno, in luogo di uscire calore da quello, viddero uscire umido e freddo; non sapendo che ne sia la caggione, prese la pala, e stendendola nel forno per tirarne un pane, stentò a sormentarlo sopra per essere assai ponderoso, onde steso lo braccio dentro al forno, ne trasse uno fuori e lo vidde in durissimo sasso, così tirati tutti gl'altri si trovarono convertiti in perfettissime giache. Osservato il prodigio, e grandissimamente confusa ed atterrita la misera donna, conobbe essere questo castigo della fal
sa attestazione a Dio fatta, e per i disprezzi e negativa fatta al limosinante Pellegrino; tutti della casa storditi e maravigliati del fatto, incominciarono a gridare, quanto che, correndo tutti i convicini s'empì la casa di molti genti stupidi ed ammirati dell'occorso.
D'un subito la donna portandosi di casa in casa nella città, mostrava il pane fatto sasso con tutti i segni e fissure fatti di coltello, e di busa; meravigliandosi tutti, e la causa del miracolo pubblicamente manifestava.
Or tanto il primo, quanto questo secondo fatto che si racconta del pane convertito in duri sassi, sono d'opinione taluni che fosse successi ambidue tra un giorno in diversi parti della città, e che fossero stati fatti due volte questo miracolo dal Santo Pellegrino. Masia come si voglia; si vedono sino al giorno d'oggi, che s'espongono alla venerazione de fedeli qui in Caltabellotta al nobile Santuario di detto Santo in giorni festivi, quattro di detti pani con ammirazione anche di forastieri, che vi concorrono. Anche nella felice Città di Palermo ve ne sono altri quattro che si tengono in venerazione dei fornari li quali tengono per protettore del loro impiego questo Santo Vescovo Pellegrino.
Fu bastante motivo questa trasmutazione di pane in pietra, con altri portenti operati dal Santo Vecchio, di convertire tutta quella gente Idolatra alla fede di Gesucristo; e fu tutta disposizione di Dio, di servirsi per questo mezzo e chiamare quella gente Pagana ed Idolatra al grembio di Santa chiesa, e di avere più credito il Santo Pellegrino nelle sue Apostolice predicazioni, che poi fece a quel Popolo Triocolitano.

C. 7v:

Si promulgò quasi per tutta la Città di Triocula, il portentoso successo del pane convertito in duri sassi operato da un scalzo, e malacconcio Pellegrino mendicante, in persona d'una indiscreta e bugiarda donna; e correndo a folla per curiosità ogni ceto di persona veniva a vedere quel pane, e se ne tornava stupida e maravigliata del fatto. Ne giunse la notizia ad aures del Prefetto e Governadore della città, e di altri Ministri e grandi della Corte; informatisi chi fosse quella donna di cui era il pane, la feciro chiamare con detto pane alla loro presenza, dove giunta quella donna assieme con la sua serva, gli mostraro alla presenza di quel consesso il pane in pietra, ed in ammirarlo, restarono stupidi e quasi fuori di se, e non sapendo a ch'attribuirlo, chi diceva essere maggia, chi diceva essere miraculo stupendo, chi diceva essere opera delli suoi Dei, e chi diceva una cosa, e ch'un altra, alla fine rispose il Prefetto, e domandò alla donna come fu la cosa, quella rispose; Sappij o signore che io domentre stava al forno per uscire il pane, intesi battere la mia porta, che teneva chiusa, andai ad aprirla, e trovai un venerando vecchio, scalzo, con abbito lungo ruvido, e rapizzato, con un bastone alla mano, mi chiedette del pane, ed io negandoli di averne, egli mi disse, che io stava d'uscirlo dal forno, e pregando mi instantemente a nome del suo Dio di farcene la carità; io in colira ed intrepida, li disse, che Dio e Dio, anda vecchio insensato, e chiusoci la porta in faccia, andai al forno, e trovai tutto il pane convertito in duro sasso, come già stai vedendo. Rispose il Prefetto: Ahi questa non è maggia, ne altro come voi sinistramente pensate: quest'e un gran Vuomo; olà ministri andiate a cercare il Pellegrino e in trovarlo portatilo alla mia presenza. Allora i ministri e Satelliti andarono frettolosi a cercarlo, girando tutta la Città, e per quanto feciro di diligenza non pottero ritrovarlo, e credendosi di già esserne andato altrove, e quietandosi tutti se ne stavano spenserati. E la donna con la sua serva si ritirarono in sua Casa, che non mancò già mai a farne riclamore diceva male del Pellegrino facendo vive istanze di tribunale in tribunale, ne voleva tutto il disimpegno e la vendetta.

C. 8v:

Arrivato il stabilito giorno nel quale doveva esser fatto cibo della bestia inumana, il meschino fanciullo, che per disgrazia la polisa era sortita per il figlio unico di quella madre che nel giorno scorso, come dicono alcuni, il Santo chiesta l'aveva d'un può di pane per l'amor di Dio: quel mostro infernale haveva già uscito dalla tenebrosa stanza tutto pavoneggiandosi, gonfio d'alterigia, e dominio, con le pupille che vibravano minaccie e spavento, con la voraginosa bocca aperta arsiccia di sangue, e famelica di carne umana, con l'irsute squame, con l'inviticchiata coda, e con il superbo andare, si portava al determinato luogo dove soleva sodisfare l'insaziabile fame, ed estinguere l'ardente sete di carne e sangue di Bambini innocenti: già secondo il costume, e per dir meglio secondo l'abuso, gli ministri esequitori di una tale crudeltà, avendo con violenza strappato l'amato pegno dal seno materno, lo minavano con finte carezze per consegnarlo nella branche di morte si orrenda, qual era l'essere devorato vivo. Or pensate voi i gridi e gemiti ne quali allor proruppe l'afflitta genitrice nel vedersi strappata l'unica pupilla dell'occhi suoi, e la dilettissima e singolare alma del seno il Parvoletto, che alcuni dicono esser stato di anni tre, e con quali singulti e lagrime scongiurava li suoi Dei, che non potevano darli mai agiuto: cosa competente alla tenerezza delle viscere di madre, e madre di unico figlio. Quando fra questo mentre quei crudi ministri stavano per partirsi, e portare il fanciullo tutti ripieni di timore e spavento per non vedere la bruttezza ed agilità feroce di quel Dragone; ecco l'agiuto di Dio pronto a chi veramente di cuore il pretende; Se li presenta il Venerabile Vecchio e Santo Pellegrino col suo bastone nella destra, giunce innanzi della afflitta donna piangente e mesta, e con animo generoso gli disse: Non temere o donna: credi nel mio Dio, che il tutto può ed e onnipotente creatore del cielo e della terra, e vedrai
oggi a suo nome, destruttto il serpe e liberato il tuo figlio, e se David con una pietra abbattè e vinse il Gigante Goliat, Io col mio bastone conculcherò e vincerò l'inferno; e poi fattosi in mezzo a quei ministri gli disse: di grazia, e date a me questo fanciullo che lo portirò e lo daro a devorare a quel Dragone. Quei allora contenti ci consegnarono il Parvoletto nelle mani, e fra di loro guardandosi l'un l'altro dicevano: chi è mai costui? cosi ardito e curagioso: forse e quel Pellegrino che jeri con suoi incanti fece convertire il pane in in vivi sassi: vedremo a che giovirà oggi la sua maggia. Allora il Par-
voletto vedendosi diviso dalla Madre piangente e confuso non potevano achietarlo da i singulti e gridi che faceva: Ma il Santo Vecchio dandoci d'animo e speranza gli disse: Deh taci o anima innocente che oggi vedrai la portentosa mano di Dio quanto potrà in tua difesa, e di questo popolo indiscredente, e senza fede.

 

Pagine:  1 | 2 | 3