Tradizione
narra che fino ai primi mesi del 1957, Caltabellotta fu
colpita da una pesante siccità che stava mettendo in
ginocchio la fragile economia del paese, basata
sostanzialmente sull’agricoltura e l’allevamento. La
comunità, come estremo rimedio ad un male altrettanto
estremo, si rivolse allora alle due più importanti figure
sacre: Maria Santissima dei Miracoli, venerata nella chiesa
di Sant’Agostino e protettrice di Caltabellotta, e suo
figlio Gesù, nel momento delle sue ultime parole sulla
Croce, e per questo chiamato “Dio Vivo”, venerato nella
chiesa dei Cappuccini.. Al grido di “l’acqua e lu pani
vulemu”, cioè “l’acqua ed il pane vogliamo”, la processione
raggiunse la località Giubbu, sulla strada che arriva
all’eremo di San Pellegrino. Lì, dopo un momento di
preghiera e di invocazione, videro arrivare dal mare delle
nubi e subito dopo una leggera pioggia che accompagnò la
processione fino a quando le due statue furono riportate
nelle rispettive chiese. Dopo di ciò l’intensità della
pioggia aumentò e piovve per diversi giorni a seguire
riempiendo le terre arse. Da quel 25 marzo, ogni anno (salvo
quando la Pasqua è vicina), il popolo di Caltabellotta
ringrazia la Protettrice ed il Figlio con una piccola ma
emozionante festa organizzata esclusivamente da un comitato
femminile. La mattina il Crocifisso viene portato in
processione fino alla chiesa di Sant’Agostino, e la sera
inizia la processione con i due simulacri. |