PROIEZIONE DEL
DOCUMENTARIO "LA FESTA DI SAN PELLEGRINO"
On Line il
documentario, realizzato grazie al supporto del comitato
organizzatore, ripercorre tutti gli eventi della festa ed
concentrandosi sulla figura di San Pellegrino a Caltabellotta.
RECENSIONE:
Il 18 agosto di ogni anno,
Caltabellotta festeggia il suo Santo Patrono, Pellegrino.
Come gran parte delle figure religiose del I secolo d.C., a
parte i Padri della Chiesa e qualche altra figura
importante, su San Pellegrino le notizie e gli Atti sono
andati perduti col tempo. La sua peculiare storia la
troviamo trascritta in un manoscritto del XVIII secolo, oggi
conservato a Sciacca, ma per uno scherzo del destino,
l’autore risulta essere anonimo; dunque le notizie, seppur
confermate dalla tradizione popolare e dalla toponomastica,
vanno pur sempre considerate con l’opportuno senso critico.
L’unico punto fermo, e di continuità dal paganesimo al
cristianesimo a Caltabellotta, consiste nella scelta del
luogo: dove prima si perpetravano sacrifici agli dei, ed in
particolare a Kronos, cui culto prevedeva talora dei
sacrifici umani. Questi erano presenti negli antichi
insediamenti preistorici, di cui rimane traccia nella zona
orientale anche di un altare sacrificale, e furono poi
tramandati nella cittadina greca e poi romana, seppur in
maniera minore. Con l’avvento del cristianesimo, qui portato
da San Pellegrino, tali sacrifici cessarono definitivamente.
Un altro fattore da analizzare consiste nel fatto che la
Sicilia fu, e continua ad essere, il crocevia del
Mediterraneo. Così come oggi molti migranti affrontano il
mare per raggiungere le nostre coste, anche agli albori
della cristianità, ed in secoli precedenti (basti pensare ai
fenici od ai greci fino agli arabi ed ai normanni che qui
fondarono diverse colonie miscelandosi con le popolazioni
locali), la Sicilia era una meta nel tragitto di molti
pellegrini provenienti dall’Europa sud-orientale, dal Medio
Oriente e dal Nord Africa, che proseguivano o tornavano da
Roma, che, da San Pietro, divenne il fulcro della fede
cristiana. Almeno fino all’editto di Costantino nel 313 che
decretava la libertà di culto nell’impero, quei pellegrini
si muovevano in maniera più o meno clandestina, in seguito
molto più apertamente. Quindi è ragionevole affermare che
qualcuno di quei pellegrini abbia raggiunto l’allora
Triokola ed abbia predicato il Vangelo convertendo la
popolazione stanca di dover pagare un tributo così pesante:
la vita di un fanciullo.
Ed è qui che nasce la figura di San Pellegrino, il quale,
dopo avere liberato Triokola dal male, si stabilì nelle
grotte presenti nella vetta per proteggere la città.
Triokola fu diocesi della Chiesa Cristiana e San Pellegrino
ne divenne protovescovo. Storicamente, però, il primo
vescovo di Triokola di cui si ha notizia è un certo Pietro,
menzionato nelle lettere di papa Gregorio tra il 594 ed il
598, e da questo inviato in Sicilia. Poi un certo Massimo,
convocato da papa Martino I al sinodo romano sul
monotelismo; seguito da Giorgio, e poi da Giovanni di
Trokalis che prese parte al concilio di Nicea del 787. Egli
fu l’ultimo vescovo conosciuto della diocesi di Triokala.
Con l’avvento degli arabi, la diocesi fu trasferita nel
monastero di San Calogero sul monte Cronio, nei pressi di
Sciacca. Poi, con la riconquista normanna, il territorio
della diocesi fu unito alla diocesi di Agrigento, e da
allora, nonostante alcuni tentativi tra la fine del
settecento e gli inizi dell’ottocento, la diocesi di
Triokala scomparve definitivamente. Tuttavia la Chiesa, dal
1966, riconosce la diocesi di Triokala come sede titolare.
L’ultimo assegnatario della carica di vescovo titolare è
Carlos Briseño Arch, dell’ordine degli agostiniani
recolletti, attuale vescovo ausiliare di città del Messico
che nel 2011 venne a fare visita alla sua sede vescovile.
Una storia tanto antica quanto la religione cristiana. Una
testimonianza di fede che Caltabellotta celebra ogni anno
con la processione solenne il 18 agosto, giorno in cui,
secondo i racconti popolari, San Pellegrino rinacque nella
gloria divina.