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PRECISAZIONI SULL’ARTICOLO APPARSO SUL MENSILE “LA VOCE”  DI MAGGIO RIGUARDANTE LA CHIUSURA DELLA R.S.A. DI CALTABELLOTTA
 

A seguito dell’articolo apparso sul  mensile cittadino riguardante la chiusura della R.S.A. di Caltabellotta, a firma dell’ill.mo Sig. Sindaco, è doveroso, da parte mia, alcune riflessioni, considerazioni, precisazioni  ed integrazioni anche per non allarmare più di tanto sia gli anziani ospiti e i loro familiari,  i dipendenti, i fornitori e chi ha a cuore le sorti di questa istituzione (pochi) e anche per i numerosi detrattori che per un motivo o per un altro si sono rallegrati leggendo la notizia relativa alle difficoltà economiche in cui versa, attualmente, questa struttura.   Per chi a tempo e voglia di leggere la presente nota  voglio incominciare  da una breve premessa storica.

Nell’intero territorio nazionale, generalmente, le attuali case di riposo pubbliche sono la prosecuzione dei vecchi ospizi o ricoveri di mendicità istituiti, per diversi motivi di storia personale da fondatori filantropi. Grazie alla legge Crispi (legge n. 6972 del 17/07/1890, ancora attuale per la regione Sicilia (nel resto della Nazione vige la legge 328 del 2000 – riforma del Werfare), queste istituzioni vengono regolamentate e assumono la denominazione di II.PP.A.B. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza). Nascono così, verso la fine del 1800 – inizi 1900, ricoveri, orfanotrofi, brefotrofi e soprattutto ospedali. Si, cari amici anche gli ospedali sono sorti per volontà di persone fisiche e non per opera delle istituzioni pubbliche – Stato e Regioni – .     C’è da dire che nel 1954 lo Stato repubblicano separa le attività delle citate istituzioni pubbliche. La sanità passa sotto il controllo di un Ministero appositamente istituito mentre l’assistenza alle persone bisognose continua a svolgersi per come oggi la conosciamo.      In tutta la regione Sicilia le II.PP.A.B. sono circa 250 di cui circa 170 in piena attività. Queste istituzioni, rette da consigli di amministrazioni, svolgevano il compito affidato dai propri Statuti in favore di persone indigenti ed emarginate dalla società del tempo come anziani senza famiglia e privi di  sostentamento economico, orfani, ragazze madri e via dicendo e l’assistenza gratuita era fornita da personale volontario quasi sempre religioso.    Il sostentamento di questi istituti avveniva per mezzo del patrimonio loro affidato dai fondatori, per lasciti vari e per elemosine da parte dei cittadini e soprattutto grazie al sacrificio e alla dedizione delle suore dei vari ordini religiosi. Lo Stato o la Regione concedeva qualche piccolo contributo per la ristrutturazione degli immobili sede dell’attività e per il piccolo esercito di personale laico che prestava servizio.    Con la riforma dei servizi socio assistenziali – L.R. 22/86 – la regione pone la prima pietra in materia di una moderna assistenza. Vengono determinati standard sia strutturali che organizzativi e gli Enti, in possesso di tali requisiti, vengono iscritti all’Albo regionale, istituito presso l’ex Ass.to Reg.le EE.LL. – ora della Famiglia,  per tipologia di prestazioni e di servizi.    Nel corso di questi anni, grazie anche all’evoluzione economica, culturale e sociale  l’assistenza alle persone più svantaggiate è radicalmente cambiata. Si è passati da una assistenza rivolta esclusivamente agli indigenti ad una assistenza più generalizzata ed estesa, oggi, a tutte le fasce sociali per via di vari motivi familiari, di lavoro e sociali.    Tale evoluzione normativa ha posto a carico degli Enti assistenziali (I.P.A.B.) oneri economici gravosi, basta pensare che il personale religioso e volontario è stato sostituito da personale laico (anche professionalmente preparato) che non è volontario ed ha quindi  diritto a ricevere il giusto salario o stipendio.    Di contro l’assistenza che prima era gratuita ora deve essere pagata dai ricoverati o dalla famiglia o dai comuni. Infatti la L.R. 22/86 prevede, in caso di indigenza di un soggetto, la stipula con i comuni di una convenzione che pone, a carico di quest’ultimi, il pagamento delle rette  in favore delle I.P.A.B. per le prestazioni rese ai propri assistiti. Con la L.R. 22/86, quindi, si trasformano anche i modelli di assistenza dettati per le case di riposo. Tale strutture debbono possedere, ai fini dell’iscrizione dell’istituendo Albo regionale, determinati parametri, detti standards, sia strutturali che organizzativi. Tralasciamo gli standard strutturali e passiamo al nocciolo della questione che sono gli standard organizzativi e cioè il personale necessario alla conduzione della struttura. La Casa di Riposo di Caltabellotta viene iscritta al relativo albo reg.le con decreto n. 405 del 1994 e per una ricettività di 24 posti letto (oggi 44). Il decreto Presidenziale 29 Giugno 1988 individua e obbliga – pena la non iscrizione o cancellazione all’Albo regionale - che il personale, necessario per una casa di riposo per 24 posti letto, deve essere costituito da: n. 1 Direttore coordinatore; n. 1 Segretario amministrativo - economo; n. 1 Assistente Sociale; n. 4 Ausiliari di assistenza; n. 1 Infermiere professionale; n. 2 addetti di cucina; n. 1 addetto alla lavanderia – guardaroba e n. 1 portiere – custode – centralinista. TOTALE n. 12 unità lavorative. Come si può notare per gestire una struttura per 24 posti letto, secondo la Regione, occorrono 12 operatori qualificati e specializzati, cioè n. 1 unità per n. 2 anziani, mentre precedentemente con il vecchio ordinamento, ricordiamo, il personale era esclusivamente religioso – suore –  senza professionalità certificata, ma acquisita sicuramente sul campo ed il loro lavoro non era retribuito. Addirittura con un successivo D.P.R.S. del 04/06/96, agli standard del personale sopra indicato, la Regione Sicilia ha aggiunto altre figure professionali, quali: n. 1 medico – in convenzione, n. 1 terapista della riabilitazione, n. 1 animatore socio-culturale, n. 1 addetto alle manutenzioni e n. 1 Inserviente generico, tale da portare il numero degli operatori occorrenti per una struttura di 24 posti letto a 17 unità. Per fronteggiare il costo degli oneri al personale dipendente, nella considerazione che la retta di ricovero risulta di gran lunga insufficiente per coprire tutta l’attività istituzionale, la Regione aveva istituito una legge (precisamente la L.R. n. 71/82) con la quale concede annualmente, e sempre su richiesta degli Enti, un contributo straordinario sugli oneri al personale. Attenzione un contributo straordinario – e non quindi una legge che coprisse tutti gli oneri al personale, come per tutti gli enti pubblici della regione e/o dello Stato - fino a quando l’Ente con le proprie risorse (rette di ricoverati e risorse del patrimonio) non avesse conseguito un pareggio di Bilancio. Ora, con la retta di n. 1 anziano - poniamo il caso di lire 1.000.000  circa del vecchio conio fino al 2001 – si doveva coprire lo stipendio di n. 2-3 dipendenti più gli oneri riflessi, più ancora le spese di gestione (luce, acqua, gas, alimenti, manutenzioni, etc. etc.). Di pari, la regione concedeva un contributo sullo stipendio al personale dipendente che dal 70% si è ridotto in questi ultimi anni a meno del 30% e anche un contributo per il disavanzo a pareggio di bilancio e che, in questi ultimi anni si è ogni anno ridotto fino a portalo, per l’anno 2006, a poco più del 10%. Le amministrazioni del tempo, avendo intuito che la cosa, così per come era impostata, non poteva  avere lunga vita, si sono subito attivate per porre un argine ad una situazione che si prospettava negativa. Come prima cosa si è pensato di contenere le figure professionali occorrenti che la regione imponeva di assumere, quindi si è accorpata la figura del Direttore coordinatore, del segretario amministrativo – economo, (e successivamente quella di Ragioniere) con un’unica figura di segretario/direttore (uno stipendio invece di tre). Si è provveduto a stipulare una convenzione con le suore – infermieri professionali – anche al fine di risparmiare sulla spesa per gli infermieri eventualmente dipendenti. Si è stipulata una convenzione con l’ex Ministero della Difesa per avere alle dipendenze n. 6 – 10 obiettori di coscienza che alleviassero il lavoro degli operatori, specialmente nel turno notturno e anche per un risparmio su altre figure professionali da assumere – vedi custode, inservienti generici, etc.  In sinergia con le amministrazioni di tutte le II.PP.A.B. della Sicilia, si è costituita una Associazione Regionale delle II.PP.A.B. al fine di fare fronte comune per portare le istanze delle case di riposo presso gli Organi competenti – Regione -.      Per rendere l’Istituzione economicamente indipendente, a queste iniziative, nel corso di questi anni, se ne sono aggiunte altre come la costruzione di un’altra ala dell’edificio destinata ad ulteriori 24 posti letto, la fusione con l’Istituto Sacro Cuore, per altre attività socio assistenziali e soprattutto la conseguente destinazione della nuova ala dell’istituto a Residenza Sanitaria Assistita, con l’intendo di aumentare le entrate e raggiungere il pareggio di bilancio (obiettivo finale) diversificando l’offerta assistenziale e migliorando la qualità dell’assistenza.      Infatti le R.S.A. erano state istituite dal legislatore regionale con questo obiettivo: ridurre la ingente spesa sanitaria (un anziano degente in strutture ospedaliere costava € 800,00 al giorno; mentre in questa struttura R.S.A., dopo le prime cure ospedaliere, per continuare la terapia, la fisioterapia e le cure di mantenimento, appena € 141,37) e migliorare la qualità dell’assistenza in una struttura exstraospedaliera qualificata che avesse dato assistenza e cure personalizzate in un ambiente accogliente per capacità professionale e calore umano. Con l’entusiasmo di chi crede di avere finalmente imboccato la strada giusta ci si è tuffati in questa iniziativa superando tutte le difficoltà di ordine burocratico e procedurale fino alla iscrizione all’albo regionale e alla conseguente stipula della convenzione con l’AUSL n. 1 di Agrigento, per l’accoglienza di n. 20 anziani non autosufficienti, e del successivo preaccreditamento.

Ma, come si evince dal seguente prospetto:

anno 2003 n. 01 anziano - per complessivi gg. 30, anziché gg. 5.340
(20 posti letto per 267 gg.- decorr. 09/04/03)
anno 2004 n. 08 anziani - per gg. 337, anziché gg. 7.300 – media n. 1 ospite al mese
anno 2005 n. 17 anziani – per gg. 1.551, anziché 7.300 - media n. 4,2 ospiti al mese
anno 2006 n. 25 anziani – per gg. 1.554, anziché 7.300 - media n. 4,2 ospiti al mese
anno 2007 (al 30/9/07) n. 12 anziani – per gg. 1.133, “ 5.240 - media n. 4,3 ospiti al mese
Totale n. 63 “ - per gg. 4.605, anziché 32.480 - media n. 2,8 ospiti al mese,.

Alla prova dei fatti, l’iniziativa si è dimostrata fallimentare come si è cercato di far capire ai preposti ed in particolare all’Assessore alla Sanità per una serie di motivi non dipendenti dalla nostra volontà e dalla nostra capacità gestionale, anzi ……. In buona sostanza quella che doveva essere la chiave di volta, in termini economici, del superamento della difficoltà di ordine finanziario, alla fine, è risultato un appesantimento del disavanzo economico dell’Ente. A questo punto, gioco – forza, e dopo innumerevoli proposte, solleciti ed incontri sia col Direttore Generale dell’AUSL di Agrigento stessa, sia con l’assessore regionale alla Sanità e sia con l’assessore regionale alla Famiglia (avvenuti quest’ultimi in questa sede) rimasti, purtroppo, infruttuosi, si è dovuto tagliare il ramo secco per non compromettere l’integrità e la vitalità dell’intera pianta. Contemporaneamente si sono messi in moto dei meccanismi di rientro della spesa come l’alienazione di beni immobili in disuso, la revisione dei contratti di affitto dei fondi rustici, la conseguente riduzione delle figure professionali di personale rapportato alla chiusura della R.S.A., l’aumento e la differenziazione, ns. malgrado, della retta di ricovero degli anziani ospiti autosufficienti e non, ed altre utili iniziative che di concerto col  personale (qui ci sarebbe da aprire un capitolo lungo quanto i poemi dell’Iliade e dell’Odissea  messi assieme – ne riparleremo un’altra volta), possono portare ad una soluzione dei problemi prospettati.   Quindi, il Centro Servizi Sociali  non chiude i battenti ma eliminata la infruttuosa R.S.A., continua l’attività originaria  di casa di riposo con rinnovato impegno e dedizione. Il problema di fondo rimane e sussiste, indipendentemente dagli amministratori che vi sono stati e/o che vi saranno, in quanto vi è un vero e proprio problema strutturale e mi riferisco al mancato finanziamento della spesa corrente per il personale, da parte degli organi preposti,  come una qualsiasi struttura pubblica, sia scuola, comune, ausl, forestale, etc. (certo una amministrazione al posto di un’altra che sia più vicina ai posti del potere può racimolare qualche finanziamento in più o farsi finanziare qualche progetto di arredamento o di manutenzione o ottenere in più qualche percentuale di finanziamento sui costi del personale o sul disavanzo, ma il problema di fondo rimane).        Per meglio capirci: se i dipendenti delle scuole dovessero essere pagati con una tariffa per ogni alunno, posta a carico delle famiglie, sicuramente il sistema scolastico crollerebbe.       Crollerebbe anche l’Ente comune se si dovessero pagare gli stipendi degli impiegati con le sole tasse che si riscuotono nell’ente locale stesso, così come per gli ospedali, etc., etc. etc. Un’altra variabile, e non di poco conto, per le entrate dell’Ente (che si sorregge prevalentemente con le rette degli anziani ospiti) è data dal numero degli anziani stessi ogni giorno presenti. Se, per un qualsiasi motivo, il numero giornaliero e/o mensile scende diminuiscono le entrate e conseguentemente la spesa si appesantisce in quanto il personale, la luce ed altri servizi è sempre presente sul campo. Non è stato facile gestire la Casa di riposo come ricorda il Sig. Sindaco e non lo sarà anche per il futuro.  Questa struttura, data la natura istituzionale, lavora 24 ore su 24 ore e 365 giorni su 365 e ogni giorno di attività vale per 4 giorni di quanto lavorato in un qualsiasi ente pubblico. Anche i fili della luce – a differenza di un altro Ente – lavorano per 24 ore giornaliere. Avere garantito, nel corso di questi ultimi 20 anni – 1988 ripresa attività istituzionale dopo il ventennio di chiusura (1968 – 1987) -, una più che onorevole assistenza ai più dei trecento anziani assistiti di questo comune (n. 142) e dei comuni limitrofi (n. 172) e avere avuto gradimento sia da essi che delle famiglie, ha dato a noi dipendenti e a tutti gli amministratori che si sono alternati alla guida di questa istituzione, grande soddisfazione. E’ vero che dopo un ventennio di attività (io dico 80 anni) si è accumulato un disavanzo di amministrazione di circa € 300.000,00 ma, per un’ attività socio assistenziale sanitaria che ha prestato e che presta servizio a persone e non a cose, è un debito sostenibile per la collettività specialmente se rapportati ai 234 milioni di Euro finanziati in questi giorni dalla Regione Sicilia per dei corsi, fantasma e/o inutili, di formazione professionale o ai € 100.000,00 circa, spesi solo per un evento promo-socio-culturale di 10 giorni. (In questo ultimo caso non è una critica al Sig. Sindaco ma alle istituzioni in genere che continuano a sperperare fiumi di denaro pubblico a volte per attività,  se non proprio inutili,  minori).       Solo con direttive certe di una classe politica regionale e dirigenziale nuova, vera, seria e capace si può venire a capo dei problemi sopra evidenziati, (comuni a tutte le II.PP.A.B. della Sicilia), così come degli altri problemi che assillano questa terra, passando da una  riforma del Welfare regionale – ferma da otto anni nei cassetti dell’Ass.to reg.le della Famiglia – che abbia il coraggio di chiudere le II.PP.A.B. che non funzionano  e di mantenere quelle attive e propositive anche attraverso la trasformazione delle stesse o in Aziende socio assistenziale–sanitarie di diritto pubblico o Fondazione di diritto privato, sganciandole, in quest’ultimo caso, dai vincoli pubblicistici (standard personale, dai C.C.N.L., etc.).

 

* Articolo di Pino PARLAPIANO

 

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