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L’ex chiesa di S. Francesco di
Paola, è un’altra struttura architettonica di Caltabellotta
meritevole di essere valorizzata. Il primo impianto di
quella che successivamente doveva diventare la chiesa in
questione si può fare risalire fra la fine dell'XI e
l'inizio del XII secolo ed era stata dedicata
originariamente da Ruggero il Normanno alla Madonna della
Raccomandata, come era solito fare il religioso condottiero
all’epoca della cacciata degli Arabi.
Inserita in un contesto particolarmente suggestivo, nella
parte alta del centro urbano a ridosso del quartiere Pietà e
a poche decine di metri da dove sorgeva, fino ai primi anni
'60, una porta di accesso all'antica fortezza, detta
comunemente Salvoporto, conserva intatto il fascino di
antico monumento che tanta storia ha visto svolgere davanti
a sé. Fra le numerose chiese, grandi e piccole, tutte comunque
molto belle della cittadina montana, questa è sicuramente
una delle più antiche e continua orgogliosamente a resistere
e ad aspettare pazientemente un meritato restauro. Dalla via molto stretta, che porta il suo nome, balza
prepotente alla vista il bellissimo portale che in verità
meriterebbe ben altra luce e ben altra visibilità.
Strutturalmente è composta da un unico vano di forma
rettangolare, accostato ad un altro fabbricato di pregevole
fattura, costituendone appendice dal lato occidentale. Il monumento presenta un orientamento strutturale est-ovest,
con il lato più lungo parallelo alla strada rivolto a sud,
su cui è inserito il pregevole portale, sul quale è scolpito
a bassorilievo lo stemma votivo, detto comunemente "Agnus
Dei" adottato da Ruggero il Normanno, cioè l'agnello con
croce greca inframmezzato a due colonnine tortili, molto
probabilmente opera di lapicidi locali, arte un tempo molto
fiorente a Caltabellotta. I muri perimetrali sono giunti fino a noi dall'antica
struttura normanna e la compagine muraria, nella parte
bassa, è realizzata prevalentemente in conci giustapposti di
pietra calcarea, la qualcosa ha permesso al monumento di
arrivare fino ai nostri giorni. Nella parte superiore del
prospetto, a seguito di interventi successivi, sono state
aperte due finestre di forma rettangolare: una più grande a
destra, l'altra più piccola a sinistra, segno che la
struttura in alcuni momenti è stata adibita impropriamente
ad abitazione. Il lato minore, rivolto verso est, è
contraddistinto da un arco a tutto sesto, anch'esso
realizzato in conci di pietra squadrata, parzialmente
tompagnato. I due muri perimetrali minori, sormontati da due timpani di
forma triangolare, denotano l'origine della copertura a
capanna. Tutta la parete esterna a sud, la vera quinta
prospettica, si presenta in precarie condizioni statiche,
stante la totale mancanza di manutenzione che nel tempo ha
creato forti scompensi strutturali. Naturalmente attenzione particolare merita il magnifico
portale situato a circa un metro di altezza rispetto
all'attuale sede stradale e definito ai due lati da due
esili colonne bilobate, sormontate da capitelli incassati
con superiore cornice modanata leggermente aggettante, dalla
cui sommità si dipartono i rinfianchi dell'arco a sesto
acuto a triplo rincasso, che formano il portale d'ingresso
principale della struttura, quando cambiò nome e divenne
chiesa di S. Francesco (XVI). Ai margini, verso l'interno, due rosette finemente scolpite
ingentiliscono il ritmo scandito della sequela dei conci
isodomi. Da una più attenta lettura riferita allo stile e alla
geometria adottate, a parte qualche riferimento esile di
memoria arabo-normanna, si possono scorgere elementi
architettonici goticheggianti che si acuiscono proprio nella
organizzazione della ghiera a triplo rincasso, con
l'interposizione, tra la prima e la seconda, di una minuta
decorazione a saetta. Ai due lati del portale due colonnine,
scanalate e sormontate da due capitelli, arricchiscono il
prospetto. |