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Il Palazzo
della Signoria dalla maggior parte dei caltabellottesi è
conosciuto come il Carcere Vecchio, a causa del suo
penultimo tristissimo utilizzo. Oggi ne è stato ultimato il
restauro architettonico e ben presto se ne avrà un duplice
riuso funzionale: come Museo Civico e come Sede di
Rappresentanza Municipale.
La struttura sorge nel cuore del centro storico di
Caltabellotta, su quella via Matrice che permette di
raggiungere dalla piazza Umberto I la zona alta della
cittadina montana chiamata Terra Vecchia, ricca di
monumenti, di storia e di leggende.
Non sappiamo se la struttura sia stata adibita a carcere fin
dalla sua fondazione. Probabilmente no. Sicuramente lo è
stata dall’Unità d’Italia fino agli inizi del Novecento.
L’istituzione di una struttura carceraria a Caltabellotta si
può fare risalire con buona probabilità all'epoca della
dominazione spagnola in Sicilia, quando le carceri avevano,
per i dominatori, un’estrema importanza. Sotto questo
aspetto e al di là del notevole valore architettonico, il
“carcere vecchio” ha un valore altamente simbolico in quanto
ha rappresentato per secoli il segno del potere
dell’oppressore prima e quello dello Stato autoritario dopo.
Cessatone l’uso carcerario, questo complesso architettonico
è stato utilizzato come sede del Littorio. Due lapidi
marmoree ritrovate all’interno della struttura durante i
lavori di restauro ne ricordano tale uso. Dal dopoguerra ad
oggi è stato utilizzato parzialmente come deposito comunale
e, a causa di una mancata manutenzione ordinaria, era caduto
nell’incuria e nell’abbandono.
Dal punto di vista architettonico la semplicità della sua
facciata principale evidenzia le connotazioni
cinque/seicentesche, anche se alcuni brani di muratura del
piano terra lasciano trasparire la presenza di strutture
murarie precedenti. Quattro grosse paraste in pietra locale
scandiscono con ritmo severo, l’alternanza dei pieni e dei
vuoti, fra elementi portanti e bucature. Il piano terra è
formato da un vano d’ingresso voltato, inframmezzato ad
altri due vani laterali con accesso autonomo sempre dalla
via Matrice, e che immette in un atrio scoperto da cui si
diparte una scala in pietra a tre rampe avente funzione di
disimpegno per le varie parti del fabbricato.
Il primo piano è composto da altrettanti vani prospicienti
sulla via Matrice, mentre la restante parte del piano si
allarga verso nord (sui vani terrani ex interrati) con
ambienti ampi e spaziosi, a cui si può accedere da un
secondo ingresso posteriore attraverso l’apertura di una
vecchia strada di accesso laterale occultata da mezzo secolo
e che ha fatto riemergere, data l’orografia dei luoghi,
tutto il piano terra della struttura, migliorandone la
visibilità dall’esterno.
Questo permetterà un più facile utilizzo dei locali nel
prossimo futuro, quando a seguito del restauro diventerà,
per come già detto, Museo Civico, struttura mancante a
Caltabellotta specie per una comunità che vuole avere un
futuro turistico.
Ora dopo diversi lustri di abbandono, questo complesso
architettonico tornerà ad assumere per Caltabellotta un
ruolo molto importante, adesso però pacifico e tranquillo e
potrà essere visitato, ove lo si desideri, … senza alcuna
costrizione.
La creazione di un Museo Civico, infatti, può costituire per
la “Città della Pace” un utile volano per un suo auspicabile
decollo turistico di un centro che con la sua storia
millenaria, con le sue emergenze architettoniche, con le sue
bellezze paesaggistiche, ambientali e naturalistiche ha
tutte le carte in regola per poterlo ottenere. |