Vivo in questo quartiere da più di
vent’anni, diciamo da una vita. Subito dopo aver concluso i miei
studi in Accademia, e aver trovato la mia compagna, fra le tele e i
tubetti di colore in quelle aule di via Papireto, sede
dell’Accademia delle Belle Arti, decidemmo per scelte obbligate, di
vivere in questo quartiere periferico a nord ovest della città. Fu
per caso che un giorno, camminando m’imbattei in questo Largo
Caltabellotta, ti confesso che l’emozione fu forte, non avevo con me
la mia macchina fotografica (allora non esistevano né digitali né
telefonini) così mi ripromisi di tornarci al più presto, per
scattare delle foto.
Tornai qualche giorno dopo, con mio stupore, trovai degli astanti e
residenti accanto al cartello, insospettiti da quello che stavo per
fare, - cioè delle semplici fotografie - al cartello e
successivamente a tutto il Largo, ricordo che mi si avvicinarono, e
con fare minaccioso mi chiedevano chi fossi, “se uno sbirro o uno
del Comune” e cosa volessi. Li tranquillizzai subito dicendo loro,
che volevo solo fotografare quel Largo con quella scritta, che per
me era importante, poiché mi ricordava il luogo che mi ha dato i
natali, e dove ho vissuto per quasi vent’anni, anni che porto con
struggente nostalgia dentro il cuore, perché non scegli tu il luogo
dove nascere… magari puoi scegliere il luogo dove morire.
Perciò, oggi, ogni qualvolta che mi trovo a passare, rallento se
sono in macchina, lanciando un’occhiata a quel cartello che
m’appartiene, ma oramai è rovinato e scarabocchiato da mani anonime. |