Fra
leggende e luoghi la mappa del Graal si arricchisce di nomi. Uno di
questi è Caltabellotta, comune agrigentino identificato come la
mitica sede dei «nemici del Graal», quel flusso di forze negative
chi il filosofo Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, ha così
definito: “L’ostilità al Graal era concentrata nella fortezza di
Iblis a Kalot Enbolot”.
Ed è proprio Kalot Enbolot la fortezza dove viveva Iberto, re
siciliano nonché marito della bella Iblis: le loro vicende (narrate
nel Parzival di Wolfram von Eschenbach) si svolgono, secondo taluni,
nel castello vecchio di Caltabellotta, oggi ridotto a pochi ruderi
(il castello incantato di Klingsor).
Premesso che Iblis è uno dei nomi del demonio, a corroborare la
leggenda che vuole Caltabellotta centrale degli avversari del Graal
ci sono anche alcuni aneddoti bizzarri. Da queste parti
soggiornarono massoni e maestri dell’astuzia, come il conte di
Cagliostro, e maghi come Aleister Crowley, che si arrampicò sul
castello vecchio nel 1920 per evocare per la prima volta la Bestia
dell’Apocalisse.
Persino Giovanni Boccaccio ambientò una delle sue novelle del
Decameron nell’araba Qal’at al ballut, la “rocca delle querce”,
conquistata dai greci e, ancor prima, da quei fenici che
sacrificavano i bambini alle divinità Baal e Astante, sulle cime più
alte del paese.
Ma se il vecchio è immerso nei fumi della leggenda, il castello
nuovo del paesino è impregnato di storia: qui, era il 1302, Federico
II d’Aragona diede la mano a Carlo di Valois. La guerra dei Vespri
finì e la Sicilia toccò agli Aragonesi. |