È il 1935. Ed è
primavera. Il grande disegnatore «illusionista» Maurits Cornelis
Escher è in viaggio in Sicilia. E nella sua agenda appunta giorno
per giorno le tappe del suo tour, annotando anche dove e quando
realizza un nuovo disegno. Come nella casella del 17 maggio: «Caltabellotta
4° disegno». Si legge chiaramente tra le righe del suo diario di
viaggio, esposto nel 2017 tra le opere della mostra «Escher»
allestita a Catania a cura di Marco Bussagli e Federico
Giudiceandrea e arricchita da un’inedita selezione di disegni –
soprattutto paesaggi e «cartoline» dei luoghi visitati – realizzati
da Escher durante i vari soggiorni in Sicilia tra il 1928 e il 1936.
A notare
quell’appunto in particolare sono due professori di liceo della
provincia di Agrigento, a Catania per visitare la mostra del loro
artista preferito. Salvatore Alessandro Turturici è proprio
originario di Caltabellotta e insegna Disegno e storia dell’arte a
Ribera. Salvatore Presti, originario di Santo Stefano Quisquina,
insegna Storia e filosofia a Bivona. Non si conoscono, ancora. Ma
hanno entrambi una grande passione per il grafico fiammingo, per «il
paradosso di quella logica delle sue immagini che contraddice la
logica stessa di esse». E quando una collega in comune li fa
incontrare, tra una chiacchiera e l’altra, scoprono di avere notato
lo stesso dettaglio. A quella mostra dall’altra parte dell’isola,
dove però l’eventuale disegno realizzato a Caltabellotta non c’è. I
due iniziano, insieme, a fare delle ricerche. La curiosità è tanta,
forte è il desiderio di trovarsi di fronte l’opera realizzata dal
loro amato Escher proprio nella città agrigentina. «Quell’appunto
nella sua agenda era un buon punto di partenza», raccontano. «Da
allora abbiamo sempre cercato un disegno raffigurante Caltabellotta,
ma purtroppo non l’abbiamo mai trovato. Avevamo anche abbandonato le
ricerche, ma poi il 17 maggio 2023 ci siamo imbattuti nuovamente
nella foto dell’agenda di viaggio di Escher e di quell’appunto su
Caltabellotta, postati su Facebook».
Una coincidenza di date che riaccende in Turturici e Presti
curiosità, speranza e intraprendenza. «Per noi è stato un segno,
Escher voleva essere trovato», sorridono. Così, la notte stessa del
17 maggio 2023, i due professori riprendono le loro ricerche,
«questa volta con un po’ più di fortuna», anticipano. «Nell’archivio
Google Book troviamo uno strano testo, scritto da un medico
americano nel 1975, «Predicting Adolescent Drug Abuse», e
nell’indice delle illustrazioni leggiamo «Caltabellotta or Prinkle
Flower», Maurits Cornelis Escher (No. 19), donato da Mr. C.V.S.
Roosevelt alla National Gallery of Art di Washington. All’inizio
siamo rimasti un po’ delusi, cercavamo una rappresentazione del
paese e invece abbiamo trovato il disegno di un fiore spinoso». Con
una stranezza, peraltro. Tra le opere indicate sul sito della
National Gallery of Art di Washington il disegno di Escher c’è, ma
dal titolo è scomparso il riferimento a Caltabellotta, presente
invece nell’indice del libro. Da qui, l’intuizione. Quella di
consultare un botanico di Ribera, Leonardo Scuderi, e di mandargli
la foto del Plickly Flower di Escher, per chiedergli se quel fiore
spinoso possa essere un fiore presente a Caltabellotta. «La risposta
affermativa è arrivata immediatamente e quando Scuderi ci ha anche
spiegato che la fioritura avviene tra aprile e giugno nei praticelli
aridi e rocciosi delle zone alte di Caltabellotta, siamo corsi a
cercarlo. Essendo maggio, lo abbiamo trovato proprio lì, tra i sassi
vicini alla Cattedrale».
È
la scoperta che fa quadrare i conti. Ma non è ancora tutto. Perché,
nel frattempo, i due «investigatori» avevano anche scritto
direttamente alla Fondazione M.C. Escher con sede a Baal in Olanda.
E un anno dopo, il 13 maggio 2024, ecco che arriva finalmente la
risposta, la conferma ormai insperata. Anzi, «arrivano due ottime
notizie», raccontano Turturici e Presti, dal direttore della
Fondazione Escher, Mark Veldhuysen, tramite il responsabile per
l’Italia Federico Giudiceandrea (curatore della mostra a Catania). «Prickly
Flower è una xilografia di testa del febbraio 1936», scrivono
dall’Olanda. «Il nome originale in olandese è Steckelbloem, che vuol
dire fiore spinoso. Le sue osservazioni sono molto interessanti e
abbiamo verificato nei nostri archivi se esistono dei disegni
preparatori. Abbiamo trovato tre disegni, il primo fatto il 17
maggio 1935 conferma la sua ipotesi. Si tratta del disegno fatto sul
posto. Più tardi, prima di fare la xilografia, Escher riprese il
disegno con la tecnica dell’inchiostro su gesso. Abbiamo inoltre
trovato un disegno fatto a Caltabellotta il 19 (o 17) maggio 1935».
«La nostra gioia è stata immensa», esclamano i due professori
siciliani. «La notizia più bella, e del tutto inattesa, è stata per
noi l’emersione di quest’altro disegno di Escher di cui non sapevamo
nulla e di cui forse non sapevano nulla neanche in Fondazione, e che
non è mai stato esposto: uno scorcio del paese di Caltabellotta
fatto a matita sul posto, come noi avevamo pensato in origine». Uno
scorcio al centro del quale, peraltro, nel disegno di Escher si vede
la casa natale del maestro scultore Salvatore Rizzuti, oggi da
questi trasformato in studio-laboratorio.
Ma cosa ha di particolare questo fiore spinoso di Caltabellotta,
tanto da avere attratto l’artista olandese spingendolo a disegnarlo?
«Me lo sono chiesto anche io», risponde Turturici, con la sua
formazione di architetto e la sua attenzione per i dettagli. «Ho
notato subito che il fiore è composto da calici pentagonali
stellati, quindi nella sua forma si ripete una geometria pentagonale
e lì ho capito: nel pentagono è contenuta la sezione aurea, la
divina proporzione, ed Escher era molto affascinato da tutte le
geometrie in qualche modo riconducibili a solidi platonici. Inoltre,
questo fiore ha 18 stelle pentagonali e riesce a mettere insieme il
dodecaedro di Platone con il«grande dodecaedro stellato» di
Keplero-Poinsot, che ha 12 stelle pentagonali effettive, più altre 6
apparenti. Insomma, una sorta di figura impossibile che richiama i
paradossi tanto cari a Escher». Adesso che Turturici e Presti hanno
svelato questo intrigante mistero, facendo emergere il legame
sconosciuto tra due disegni di Escher ritenuti indipendenti l’uno
dall’altro, i due professori hanno ancora un sogno da realizzare.
«Portare a Caltabellotta gli originali realizzati da Escher proprio
qui e chiudere così il cerchio, magari in occasione di Agrigento
Capitale della Cultura 2025». |